lunedì 3 novembre 2014

Ritratto Di Signora #37: Donne vittime di violenza.

Buongiorno a tutti e buon inizio di Novembre!



Come ogni primo lunedì del mese, torniamo con la Rubrica Ritratto di Signora, che tratta oggi un argomento attuale e molto forte.

Scritto da Daniela del blog Un Libro per Amico, l'articolo di oggi affronta la piaga della violenza sulle donne e lo fa in modo conciso, diretto, crudo, e per questo estremamente toccante, avvalendosi anche della testimonianza di una sopravvissuta.

Non mi dilungo oltre e lascio a lei la parola.

Buona lettura.

Non è stato semplice decidere a quale donna dedicare questa puntata, ogni idea mi sembrava poco interessante. Dopo aver riflettuto a lungo - e dopo essere stata nuovamente tempestata da notizie di cronaca letteralmente inconcepibili - ho deciso di parlarvi non di una donna, ma di tante donne, le Donne vittime di violenza.
Mogli, mamme, figlie, cugine, nipoti, amiche, fidanzate... donne! Donne che hanno sempre guardato con sospetto l'ignoto, perché fin da piccola ad una donna insegnano a non dare confidenza agli estranei, a non camminare da sola, di notte, in una strada buia, a chiudere sempre bene la porta a chiave per evitare di essere rapinata, violentata, uccisa.
Nessuno dice mai ad una bambina: "piccola mia cerca il grande amore, sposati, fai dei figli ma fai attenzione, non abbassare mai la guardia perché tuo marito, il tuo compagno, il padre dei tuoi figli, l'uomo che dorme di fianco a te ogni notte, potrebbe essere così folle da ucciderti per gelosia, per possessività o anche solo per liberarsi di te!"
Siamo state abituate ad avere paura dell'uomo nero, ma se l'uomo nero fosse proprio quello che abbiamo accanto e che abbiamo scelto?
In Italia ogni minuto - il tempo di un caffè - due donne subiscono violenza.
In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa.
Dati che fanno fa accapponare la pelle. 
E la morte avviene per mano di un familiare, qualcuno che dovrebbe avere lo scopo di proteggere.
In rarissimi casi l'omicidio avviene per un raptus; generalmente è il culmine di lunghi periodi di violenza e maltrattamenti da cui le donne non hanno saputo - o voluto, per paura -  fuggire.

Solo nel 2013 sono state uccise 135 donne e siamo a 92 donne per il 2014 calcolate fino al 8/10/2014 (fonte http://prosmedia.org/osservatorio-sul-femmicidio/) e questo numero si riferisce ai casi certi, quelli dove il colpevole viene scoperto; ci sono poi tutte quelle donne che scompaiono senza lasciare traccia e per la cui sparizione mariti o familiari di vario genere e ruolo sono indagati ma non ancora condannati.  Moltiplichiamo questi numeri per il resto del mondo ed avremo dei risultati assurdi, incredibili, inconcepibili!!!

 ("Una foto al giorno nel peggiore anno della mia vita")

E nella maggior parte dei casi si parla, purtroppo, di tragedie annunciate.

Per preparare questo post ho fatto ricerche per circa un mese e mentre facevo ricerche continuavo ad imbattermi in notizie nuove. Giorno dopo giorno i casi aumentano ed io resto sempre più addolorata perché a parte quelli di cui si parla di più, ce ne sono tantissimi altri a cui vengono dedicate poche righe e finiscono nel dimenticatoio.
E' per questo che oggi ho pensato di dedicare a queste donne il mio ritratto e di scrivere il meno possibile perché voglio lasciare la parola ad alcuni dei loro volti, ai loro sorrisi spezzati...
Dopo le immagini di chi non ce l'ha fatta troverete però la testimonianza di una donna che ha subito violenza e che è riuscita a denunciare e ad evitare il peggio, perché uscirne si può e lo si deve a se stesse!!!!!


Concetta Traina, 27 anni, uccisa a coltellate insieme alla madre dall'ex fidanzato


Ivana Scintilla, 27 anni, accoltellata dal marito - che poi si è tolto la vita - davanti ai due figli


Alessandra Pelizzi, 19 anni, gettata dal settimo piano di un palazzo dall'ex fidanzato, che poi si è suicidato


Mary Cirillo, 24 anni, madre di quattro figli, uccisa dal marito con un colpo di fucile



Fabiana Luzzi, neanche sedici anni accoltellata e bruciata viva dal fidanzatino di 17 anni


Ilaria Leone, 19 anni, strangolata e morta soffocata dal suo stesso sangue





Giuseppina di Fraia, 52 anni, investita con l'auto e bruciata dal marito (in foto)






Lucia Bellucci, 31 anni, strangolata, pugnalata e rinchiusa nel bagagliaio dell'auto dell'ex fidanzato


Michelle Campos, 21 anni, uccisa a colpi di martello alla testa dal fidanzato

Cristina Omes, 38 anni, uccisa dal marito insieme ai due figlioletti di 5 anni e 20 mesi

Ed ora dopo tutta questa tristezza, vi voglio lasciare con una storia che, per quanto dura e dolorosa, è però una storia a lieto fine. Ve la voglio fare raccontare da lei, questa donna forte e coraggiosa che ha avuto la capacità di uscirne non senza dei grandi strascichi psicologici!
Non vi dirò il suo nome per preservare la sua persona, ognuno di voi potrà darle nella sua mente il nome che vorrà:

"Qualche anno fa ero una studentessa, una persona piana di sogni nel cassetto, ma con un presente un po' noioso. Fidanzata con lo stesso ragazzo dai tempi del liceo, due lavori per mantenere l'appartamento in città e una vita piena di impegni. La mia situazione sentimentale era un po' smorta, tanti anni alle spalle e interessi che piano piano erano sempre meno in comune. Decisi di concludere una storia che si stava prolungando per l'abitudine, ma me ne pentii dopo poco. Nel frattempo incontrai un uomo formidabile, dolce, comprensivo che mi regalò la sua amicizia, lo chiameremo Mister X. Dopo qualche tempo me ne innamorai. Bello davvero, mi sentivo rinata, vitale, il sorriso era tornato a brillare sul mio viso, mi sentivo come una ragazzina gioiosa. Ma non durò a lungo.

Piano piano mi accorsi che le sue idee erano sempre più importanti ma soprattutto giuste e le mie ovviamente sbagliate e sciocche. Il mio pensiero politico era da plasmare perché io ero una persona ignorante da educare. Per un po' mi sono divertita, in fondo per me era una sfida, i nostri battibecchi credevo fossero dei giochi per confrontarci e conoscerci, ma mi sbagliavo. Con il passare del tempo si discuteva finché non gli dicevo che aveva ragione; poi si sono susseguiti degli episodi particolari: un giorno mi disse di guardare il sole dal finestrino della macchina, io non riuscivo dalla mia posizione, così mi prese per i capelli (non in maniera violenta, ma comunque decisa, forse troppo) e mi girò la testa per farmelo vedere. Qualche giorno dopo volevo entrare in un negozio di scarpe, ma ero indecisa perché avevo lasciato il bancomat a casa e lui mi spinse dentro con una certa enfasi.

Non diedi a questi episodi una grande importanza perché era davvero la persona più gentile e disponibile che avessi mai conosciuto, e non riuscivo a capire come fosse successo, forse lo avevo solo interpretato male. Poi come ho scritto precedentemente ha iniziato a impormi le sue idee.

Perché non l'ho lasciato subito? Questa è una bella domanda. Proverò a spiegare il perché, anche se credo che non sia comprensibile a qualcuno che non l'ha vissuto. Mister X ha fatto in modo di essere l'uomo perfetto e ci ha messo mesi e mesi di duro lavoro. Aveva un lavoro decisamente importante, una famiglia rispettabile altolocata, insomma era difficile per la mentalità media colpevolizzarlo di qualche cosa. Ha creato intorno a se una luce perfetta in modo che i miei occhi e quelli dei miei cari o dei miei amici lo vedessero così. Quando ho provato a dire ad un'amica che erano capitate queste cose, lei mi ha detto che forse mi erosbagliata, Mister X non può aver detto questo dai, lo conosco, è così dolce, pende dalle tue labbra, ma figurati, magari sarai un po' stanca e avrai interpretato male.

Poi sono arrivati i litigi forti, le scenate di gelosia le piccole violenze. Volete sapere perché anche allora non l'ho mandato via? La pazza ero io. Intorno a me si era creato il vuoto: lui aveva convinto tutti che la storia con il mio ex mi aveva distrutta, il lavoro e la scuola mi stressavano a tal punto che io avevo bisogno di aiuto, che gli facevo discorsi inconcludenti. Ha registrato con il cellulare un pezzo di una nostra litigata dove io lo mandavo a stendere, e l'ha fatta sentire al mio capo, ai miei genitori, ai miei amici. Lui piangeva con tutti, andava a dire che voleva sposarmi e tra le lacrime diceva che andavo curata, dovevo prendere dei farmaci perché ero schizofrenica.

Quando mi colpiva si buttava per terra e cominciava a piangere, dicendo che avevo fatto tutto da sola, che avevo sbattuto la testa contro il muro da sola e adesso davo la colpa a lui. Dovevate vedere i suoi pianti, sembrava un bambino e mi diceva che voleva solo aiutarmi. Io non osavo parlare con mia madre, è anziana, io sono figlia unica ma so che lei non gli credeva. I suoi colpi erano davvero ingegnosi, mai un segno visibile. Nel caso lo avessi raccontato non c'erano prove.

Un giorno capitò una cosa molto grave, ma non mi va di parlarne, quindi perdonatemi. Io ero a pezzi, mi sentivo sola, mi sentivo folle, ero convinta di avere un problema e non sapevo come fare. Un lavoro l'avevo perso grazie a lui, ma rimaneva l'altro: il mio capo è sempre stato dalla mia parte (ovviamente non sapeva le cose capitate, altrimenti oggi posso affermare che lo avrebbe denunciato lui) ma non ha mai creduto a una parola uscita dalla bocca di Mister X. Comunque grazie al mio capo e al mio attuale marito (all'epoca eravamo amici) riuscii a lasciarlo. E secondo voi è finita? Nooooo. Iniziarono gli appostamenti sotto casa o in qualsiasi altro luogo, le telefonate anonime con minacce e poi una bella segnalazione dai carabinieri. Ma la volete sapere una cosa: la mia parola contro la sua. I carabinieri mi dissero di fare attenzione, perché se lui era così furbo, avrebbe potuto denunciare me per diffamazione.

Perché sono stata dai carabinieri? Ci ho messo un po', e se non avesse continuato a perseguitarmi dopo la rottura forse non lo avrei fatto. Ma riusciva ad entrare nei miei profili di facebook, di posta elettronica e scriveva messaggi a mio nome alle persone, si faceva trovare fuori dal lavoro e mi rideva in faccia dicendo che mi avrebbe fatto rinchiudere, che i miei genitori sarebbero morti per la frustrazione e che lui avrebbe dato loro delle prove inconfutabili della mia pazzia, che io ero schedata e non lo sapevo. Ecco, forse ha toccato l'unico tasto in grado di svegliarmi: i miei genitori. Guai a chi me li tocca. Sono stata da uno specialista e volete sapere cosa mi ha detto? Che ero tanto stressata e avevo bisogno di una vacanza ma che le persone "malate" sono altre, quindi lei non avrebbe potuto aiutarmi.
Ci ho messo un anno a smettere di sobbalzare al primo rumore o a non urlare nel sonno, ma oggi sto bene. Certo, ho perso la spensieratezza, l'allegria e l'innocenza di prima, ma ho una famiglia meravigliosa che mi ama così come sono.
 Vi chiedete perché voglio rimanere anonima? Ho una famiglia, dei genitori che adoro e non voglio che soffrano e sono stufa, stanca. Ma vivo ancora con l'ansia che un giorno decida di cercarmi perché non ha di meglio da fare. Io mi sono sentita in trappola, come se fossi legata ad una sedia con delle corde spessissime e mi sentivo presa in giro, perché lui faceva così. Non volevo uscirne perché ero da sola ed era difficile, quasi insopportabile, così per tre anni sono stata schiacciata psicologicamente. Quando decisi di metter fine a questa storia mi sono sentita la gola bruciare, come quando rischi di affogare per la mancanza di ossigeno e senti i polmoni bruciare.
Però oggi sono qui, sono felice, e posso raccontare questa storia."



Ringrazio questa amica che ha voluto condividere con noi la sua dolorosa esperienza e spero che come lei, molte altre donne, potranno  trovare la forza di denunciare e di farsi aiutare.
E a noi tutti dico: cerchiamo di prestare attenzione alle donne che abbiamo intorno, non minimizziamo un avvenimento, una parola, una richiesta di aiuto... spesso per chi subisce violenza è difficilissimo riuscire a rivolgersi ad un familiare o ad un'amica e trovare dall'altra parte un muro di sicuro non aiuta!!!
Spero che nessuna di voi ne abbia la necessità, ma vi lascio un link con tutti i numeri di telefono dei Centri Antiviolenza per donne maltrattate a cui è possibile rivolgersi per un aiuto:


Non è la prima volta che trattiamo questo argomento nella nostra rubrica e, probabilmente, non sarà nemmeno l'ultima e voglio fare i complimenti a Daniela per come ha trattato l'argomento. Posso solo immaginare il disagio provato durante la ricerca e l'elaborazione dell'articolo.
Voglio ringraziare anche la donna che ha fornito la sua testimonianza, ringraziarla per il coraggio che ha avuto ad esporsi in questo modo. Non è assolutamente facile.
Nonostante il lieto fine, personalmente le sue parole mi lasciano un velo di tristezza ed una sensazione di sconfitta. Per non essere stata ascoltata da chi di competenza, per non essere stata affiancata dallo specialista a cui si era rivolta, che ha minimizzato il suo stato di stress.
Le auguro di vivere una vita felice, nella speranza di non dover imbattersi mai più in quell'essere che le ha rovinato la vita.

Vi ricordo che potete trovare la rubrica anche su:

BooksLand di Monica
Stasera Cucino Io di Federica 
Franci Lettrice Sognatrice di Francesca

Al prossimo mese,

Miki, Monica, Fede, Franci e Daniela.

5 commenti:

  1. Un po' sconfitta mi sento anch'io dopo questa storia, che ha sì un lieto fine, ma è stata calpestata da troppe persone, persone che in teoria dovevano essere amiche, e questo è profondamente triste...
    Io auguro a questa donna la felicità che si merita <3

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    1. Esatto, è proprio quella la sensazione che provo... Spero davvero che l'incubo sia finito.

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  2. Anche a me sono capitati episodi spiacevoli in passato, soprattutto violenze psicologiche che sono finite grazie al mio attuale marito e alla mia famiglia che mi è stata vicino e non ha creduto alle balle raccontate da questa persona, un bugiardo patologico.
    Agli occhi di tutti infatti lui passava come un santo e dipingeva me come una poco di buono. A me diceva tutto il contrario, chiedeva scusa e voleva che lo riaccogliessi come se niente fosse successo. E per un po' c'è pure riuscito, fino a quando mi sono svegliata. Pensa che pensava di potermi scaricare il venerdì piangente sotto casa per poi degnarsi di ritornare a prendermi il lunedì, dopo un weekend di bagordi in discoteca con gli amici, negando pure di essere uscito. Per anni gliel'ho permesso, questo ed altre cose ben peggiori che in parte ho voluto dimenticare, ringraziandolo anche ogni volta che tornava e non credendo a chi cercava di aprirmi gli occhi. Un bel giorno si è svegliata la mia dignità, cosa che non pensavo neanche di avere, ed ho capito che nessuno si doveva permettere di trattarmi così. Il giorno in cui l'ho detto a lui ci siamo lasciati definitivamente.
    Per diversi anni dopo che l'ho mandato a quel paese ha continuato a perseguitare me e la mia famiglia, con appostamenti, telefonate (anonime e non) a qualsiasi ora del giorno e della notte, chiacchiere messe in giro ad arte per farmi terra bruciata intorno. Poi ha smesso del tutto quando ha trovato una poveretta che ha fatto del bene all'umanità sposandoselo.
    Certo, la mia storia non è (per fortuna!!) niente in confronto a quella raccontata dalla ragazza nel post, ma a me è bastata a vivere per anni nella paura che fosse fatto del male a me e ai miei cari.

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    1. Pamela, non ho parole per ringraziarti di aver lasciato questa testimonianza. Non riesco nemmeno ad immaginare ciò che hai passato. Sei stata forte, coraggiosa ed hai mostrato grande dignità e forza di volontà.
      Ti auguro ogni bene e tanta felicità a te ed a tuo marito. Nella speranza che quella persona si sia ravveduta e non stia sfogando la sua deviazione sull'attuale moglie.

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    2. Purtroppo le violenze psicologiche sono le più difficili da smascherare, un pugno lascia il segno, quelle no, anzi a volte ti convincono pure che il suo atteggiamento è giusto e sei tu quella sbagliata...
      Non mi sono sentita coraggiosa (ogni volta che uscivo di casa stavo con il fiato sospeso mentre scrutavo a destra e a sinistra per vedere se c'era), ma quella storia mi ha aiutata a scoprire che anche io ho una dignità di donna e, prima ancora, di persona e sebbene abbia voluto rovinarmi la reputazione ingiustamente, ormai l'ho perdonato.
      Spero solo che abbia capito che è stato davvero fortunato a trovare due persone (me e mio marito) che non hanno voluto rovinargli la vita denunciandolo.

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