sabato 29 novembre 2014

#2 I'm Feeling... Cognac by Pantone.

"I'm Feeling" è il nome che abbiamo scelto per la nostra collaborazione, che origina dalla voglia di confrontarci ed esprimere noi stesse.

Questo gioco nasce dall'unione di quattro diverse personalità: Miki di MikiInThePinkLand, Patty di LA is My DreamSelly di A Cosmetic Pie e Jessica di Cherry Diamonds Lips MakeUp.

I'm Feeling vedrà l'alternarsi di ispirazioni, interpretazioni e stati d'animo, che avranno come protagonisti epoche, personaggi, moda, festività e qualsiasi cosa faccia nascere in noi la voglia di sperimentare e divertirci.

Speriamo che il nostro progetto vi piaccia, che ci farete compagnia in questo percorso e che possa essere per noi un modo di imparare l'una dall'altra.




Il bello di collaborare con persone che sono sulla tua stessa lunghezza d'onda è essere travolti da quel fiume in piena d'idee a cui spesso non si riesce nemmeno a stare dietro. Così è stato con le mie colleghe dell'I'm Feeling: potremmo scrivere post da qui al 2020 ed avere ancora idee e spunti.
Come molti di voi sapranno, Pantone ogni anno propone una palette di colori che saranno il must della stagione e per l'autunno/inverno 2014 le proposte sono davvero interessanti:


Inizialmente tutte e quattro ci siamo fiondate su colori che fanno parte della nostra comfort zone, ma poi, ripensando alla natura di questa collaborazione, abbiamo deciso di sfidare noi stesse, confrontandoci con toni che, secondo noi, non ci valorizzano molto.

A dir la verità, io sono quella che ha avuto la vita più facile in questa sfida, perché mi sarei truccata tranquillamente con ognuno di loro, anche messi insieme, ma alla fine la mia scelta è caduta su Cognac.

Quando ho cercato su San Google Immagini ispirazioni per il trucco, ho trovato risultato diametralmente opposti. Per alcuni, il color Cognac è un senape scuro, con un sottotono dorato, abbastanza caldo, per altri è un tortora rosato con una componente marrone molto evidente.

Ora, se volessimo essere pignoli, il VERO colore del cognac è questo:

ma visto che la rappresentazione più frequente è proprio la seconda, ovvero il tortora rosato, ho deciso di attenermi a quella, aggiungendo una lieve sfumatura più calda, per non farci mancare nulla.

Il risultato è stato questo:




Chi segue il blog sa perfettamente quanto io ami i colori e tra questi c'è anche il marrone (non per nulla possiedo due Naked), il problema sopraggiunge quando sono costretta ad usare solo lui, ed è stata questa la mia sfida, che penso di aver vinto, forse grazie al rossetto, che ha vivacizzato un po' il tutto.

I prodotti che ho utilizzato per la base sono:

- Fondo Pupa Like a Doll in 020

- L'Orèal Accord Parfait Correttore n°02, Vanilla

- Benecos Natural Compact Powder in Porcelain

- Bourjois Bronzing Powder

- Kiko Compact Blush n°111

- MAC Brow Set in Show-Off








- Too Faced Shadow Insurance come base su tutto l'occhio
- Matita color carne Madina sotto l'arcata sopraccigliare

Dalla palette Sleek Au Naturel (Swatches QUI):
- Nubuck, tortora chiaro freddo, sfumato ampiamente nella piega come base per le sfumature successive
- Toast, un vero color cognac opaco, nella piega, rimanendo più vicina alla palpebra fissa
- Bark e Noir, rispettivamente un marrone scuro ed un nero entrambi opachi, nell'angolo esterno
- Nougat, panna opaco, per illuminare l'arcata sopraccigliare e l'angolo interno.

Dalla palette Naked 3 (swatches QUI):
- Nooner, quello che somigliava, secondo me, alla tonalità Cognac by Pantone, applicato nell'angolo interno e vicino all'angolo esterno
- Buzz, un rosa abbastanza caldo, al centro della palpebra mobile.
Lungo la rima inferiore ho fatto la stessa combinazione di colori.

Nella rima interna ho usato la matita Bombay Black di Nabla. Ho realizzato una sottile linea di eyeliner con il Perversion di Urban Decay. Infine mascara Le Volume di Chanel.

Sulle labbra, Craving di MAC.

Per quanto mi riguarda è tutto, ma non vi scordate di andare a vedere i bellissimi makeup delle mie colleghe:










Se il tema Pantone vi interessa, lo scorso anno, altre blogger si sono cimentate con il colore del 2013, vi lascio i link ai loro post: Chiara, Daniela, Misato, Alessandra, Lidal.

Spero che il post vi sia piaciuto, ovviamente chi volesse cimentarsi con un tema di questa rubrica può/deve farlo assolutamente, con il tag #ImFeeling, in modo da potervi individuare sui vari social.

Vi aspettiamo il prossimo mese.

Miki, Patty, Selly e Jess.

martedì 18 novembre 2014

Il Libro Sul Comodino #7: Trentatré ovvero "Il Vangelo secondo Mirya"

In realtà, sul comodino, questo libro ci è stato poco e niente, perché una volta iniziato è stato difficile se non impossibile staccarmi da lui.
Vi ho già parlato di Mirya (QUI) e di quanto io ami letteralmente il suo modo di scrivere e le sue storie (e non sempre le due cose vanno di pari passo) ma mentre per "Di Carne e Di Carta" sapevo con cosa avevo a che fare, per "Trentatré" non ero assolutamente preparata. Ho letto qualche estratto sulla sua pagina Facebook, ma spesso invece li ho ignorati perché non volevo rovinarmi la lettura.
Mi sono accorta della disponibilità del libro su Amazon quando era già uscito da più di qualche ora e si cominciavano a leggere qua e là già le prime reazioni... Una valle di lacrime. E visto che dove si piange ci sono io, mi sono buttata a capofitto in questo nuovo viaggio che mi ha trovata completamente disarmata e mi ha lasciata emotivamente sconvolta.

Sinossi (da Amazon)

Trentatré sono i giorni che Dio Si impegna a trascorrere sulla terra, senza i Suoi poteri, prima che Suo Figlio acconsenta ad aiutarLo nell’Apocalisse. 
Trentatré sono i giorni di cui Grace dispone per persuadere quel vecchio pazzo convinto di essere Dio che il mondo non può e non deve finire. 
Trentatré sono i giorni in cui Michele deve affrontare i suoi demoni, per liberarsi del marchio di Caino e imparare di nuovo ad avere fiducia. 
Trentatré sono i giorni necessari a cambiare per sempre le vite del vecchio Giò, di Amir, di Juliette e di tutti coloro che ruotano attorno allo stesso locale. 
Perché la fortuna non è positiva né negativa, le cose migliori accadono per caso e il mondo è pieno di incastri. 



Non ho la più pallida idea di cosa dirvi. Trentatré è un libro di cui si potrebbe dire troppo con una parola e non dire nulla scrivendo pagine su pagine. E' un libro in cui ogni singola frase ti apre un mondo, ti fa riflettere, dubitare, arrabbiare, soffrire, gioire. E' un libro che dà voce ai tuoi pensieri e lo fa in quel modo perfetto con cui Mirya incastra le parole. E' un incastro, appunto, di quelli che non solo combaciano perfettamente ma reggono, nel tempo, nello spazio.
Trentatré è un libro che parla di Dio e, credetemi, è l'unico Dio in cui avrei potuto credere, e ci ho creduto, per tutta la durata della lettura. E per la prima volta ho creduto incondizionatamente, perché nei suoi confronti non ho mai provato risentimento, rabbia, delusione. Per la prima volta, dopo tantissimo tempo, in D. ho creduto nonostante non avesse tutte le risposte, nonostante non ne avesse quasi nessuna, di risposta, ma aveva tante domande ed in quelle domande mi sono ritrovata.
La potenza di Trentatré, secondo la mia miserrima opinione, sta nell'essere un libro adatto a chi crede, per la forte componente spirituale, e perfetto per chi invece non lo fa più, o non lo ha mai fatto. E questa è la potenza di Mirya, che come una perfetta equilibrista percorre un filo quasi invisibile mantenendosi in equilibrio tra sacro e profano. E non è la prima volta che lo fa... Se avete letto le sue storie, saprete benissimo come Dio sia spesso presente e spesso nominato... evocato. E, come dice Grace, mai invano...
Ma è un libro su Dio?
No. Trentatré è un libro che parla d'amore, di fiducia, di perdono, di delusione, di coraggio, di dolore e di tanto altro. Lo fa attraverso le spesse lenti rosa di Grace, attraverso il cinismo di Michele, attraverso il coraggio di Juliette, la disillusione di Amir, l'altruismo di Consuelo, l'amore di Sergio, la durezza del vecchio Giò e poi lo fa con la disarmante semplicità di Giò Giò, che con le sue esse strassicate offre le spiegazioni migliori di tutte quelle degli adulti messe insieme:

"Perché tu sei lo szio, Grace è tua, quindi è la szia".

E poi c'è D. Il collante che unisce tanti pezzi apparentemente senza incastro.

Se dovessi usare una parola per descrivere questo libro, direi epico. E l'ho trovato talmente grandioso, attuale, educativo, intenso, disarmante, utile, che mi fa rabbia il fatto che non sia esposto sugli scaffali delle librerie, in primo piano, che non se ne parli ai tg, nelle trasmissioni di attualità, che non abbia vinto un premio, avuto un riconoscimento o qualsiasi altra cosa che ne dimostri il valore oggettivo. E lo so che è passato pochissimo tempo (parliamo di ore) da quando è stato pubblicato, ma dovrebbe diffondersi a macchia d'olio, dovrebbero leggerlo tutti e aprire gli occhi e cominciare a farsi le domande senza cercare di voler dare ad ogni costo le risposte.

E dopo essermi ritrovata col Kindle in mano ed il viso rigato dalle lacrime, puntualmente arriva la stessa domanda: "come fa?".

Come fa Mirya a scrivere così. Come fa a dare un senso a tutto, a scegliere le parole ad una ad una a dare un senso profondo anche alla battuta apparentemente più insignificante...
Ho letto tanti libri, leggo da tanto tempo, eppure anche in quelli che ho amato di più, nei miei preferiti, c'è sempre un passaggio, un capitolo, un qualcosa di meno interessante, di più noioso, che magari si discosta dalla trama principale e che mi fa venire voglia di saltare le pagine per tornare al punto. Con lei non mi è mai successo. Mai. E' come se mi facesse provare una sorta di avidità letteraria per la quale non vorrei perdermi nulla. Non una frase, non una parola, non una virgola. Niente.
E vorrei essere brava come lei, con le parole, perché solo in questo modo potrei farvi capire davvero cos'è stato leggere Trentatré.
Spero comunque di avervi incuriositi e, se doveste leggerlo, vi prego di farmi sapere quanto lo avete amato.

Lo trovate QUI.

Alla prossima,



lunedì 17 novembre 2014

Una Nota Di Colore #12: Black Symphony, Within Temptation

Musica è arte, musica è vita, musica è colore.

La musica può essere il filo invisibile che lega le persone, che consente loro di scoprire e di scoprirsi.
Può essere confronto, accordo e disaccordo.

La musica è storia ma anche moda, insegnamento e intrattenimento.

"Musica" è la parola chiave di questa nuova collaborazione, che vede, di nuovo, affiancato MikiInThePinkLand a LA is My Dream.


"Una nota di colore" è il nostro modo di raccontarvi qualcosa di noi, un modo per conoscerci e per farci conoscere. Una sorta di "get ready with me" che tanto va in voga su YouTube, con la differenza che il risultato finale è dettato unicamente dalla musica.

E' con un po' di tristezza che scrivo questo post. Un anno fa non ci avremmo mai creduto. Parlavamo di questo progetto da tempo, Pianificavamo, rimandavamo, e alla fine ci siamo decise. O la va o la spacca. Ed io direi proprio che è andata.
Avere Patty come compagna di viaggio è stato bellissimo. Entrambe ci siamo messe in gioco, confrontandoci con tipi di musica mai ascoltata prima, oppure con album che hanno significato qualcosa per entrambe. Se avete seguito la nostra rubrica, avete potuto vedere come la stessa canzone può suscitare emozioni diverse, come diversi sono gli stati d'animo ci spingono a rifugiarci nello stesso tipo di musica, con risultati differenti.
E' stato bellissimo leggere i vostri commenti, realizzare che anche a voi quel cd è piaciuto, oppure suscitare la vostra curiosità.
Una Nota di Colore è stato un percorso piacevole e divertente, che non è proprio finito. Chi lo sa, potremmo pensare ad una versione 2.0.
Colgo l'occasione per ringraziare Ery del blog In Principio Erano i Truccosetti, che ha risposto con un tag alla nostra rubrica, parlandoci della sua canzone preferita.
Detto ciò, veniamo al succo del post...
La scelta dell'album toccava a me, ed essendo l'ultimo appuntamento volevo assolutamente chiudere in bellezza. E come se non parlandovi di uno degli album più emozionanti che siano stati registrati? Di uno dei concerti più spettacolari che sia siano tenuti e di una delle band che più amo in assoluto?
Ve l'ho detto spesso, amo il gothic metal e le belle voci femminili, quelle potenti, acute, ma anche piene e profonde, per questo motivo non potevo non innamorarmi di Sharon Den Adel la prima volta che l'ho sentita:


I Within Temptation sono una band olandese che nasce nel 1996; hanno all'attivo cinque album in studio, due EP, tre DVD con relativo CD audio ed un LIVE acustico.
Famosi non solo per la loro bravura, i WT stupiscono anche per la spettacolarità delle scenografie dei loro concerti ("progetto cinematografico" sono le parole con cui la stessa vocalist definisce il gruppo) e per la particolarità e versatilità delle loro collaborazioni, che vantano nomi come Tarja, Anneke Van Giersbergen, Keith Caputo, George Oosthoek e tantissimi altri.



Nonostante la band sia annoverata nel gothic metal, i WT si sentono decisamente più symphonic rock, senza chiudersi ad influenze di vario genere. La componente celtica, decisamente più riconoscibile nell'album Mother Earth, consente di trattare il profondo tema del legame uomo-natura, la madre terra e di spaziare su tematiche decisamente più introspettive, dall'amore al dolore nelle loro varie forme. Tutto questo è decisamente poco per descrivere una band come i WT, l'unica cosa che posso fare è consigliarvi calorosamente di ascoltare qualcosa.



Il 7 Febbraio del 2008 è una data importantissima per il percorso ed il successo dei Within Temptation: riempiendo l'Ahoy Hall (Rotterdam) con oltre 10.000 persone, si esibiscono in una performance memorabile, accompagnati dalla Metropole Orchestra. Due ore di puro godimento, lasciatemelo dire. Non credo di essere in grado di descrivervi ciò che provo ogni volta ascoltando e guardando il Black Symphony, perché per alcune cose le parole sono decisamente insufficienti.
Sarà l'atmosfera, i cori, l'orchestra, le scenografie, gli effetti speciali, il connubio con una performance tecnicamente perfetta, fatto sta che questo, per me, è IL concerto.


La scena si apre con una suggestiva inquadratura in bianco e nero dell'orchestra. Il pubblico applaude, scalpita, per poi ammutolirsi quando il coro comincia ad intonare un intro oscuro e suggestivo che promette uno spettacolo sensazionale. Alle voci dei coristi si uniscono oboi e viole e violoncelli e poi i violini, il ritmo dettato dalle percussioni, in un crescendo da brivido accompagnato da alcune immagini della band tesa dietro le quinte. Dieci minuti che accrescono l'ansia, l'aspettativa. Ti ritrovi a trattenere il fiato per poi rilasciarlo al suono delle campane e all'ingresso spettacolare della band.

Si apre così il primo dei quattro momenti dell'esibizione, quattro come gli elementi, e questo io lo associo al fuoco. Rosso fuoco come il vestito di Sharon:


Un ingresso maestoso ed un inizio potente. Il concerto si apre con Jillian, una canzone che parla di delusioni inaspettate e di solitudine, una canzone che emoziona e coinvolge. Sharon impressiona subito con i suoi acuti mozzafiato ed una presenza scenica fuori dal comune.
Un' alternanza di strofe potenti e passaggi più lenti e dolci, in cui la voce della cantante è un sussurro, per poi esplodere acuta e potente nel finale.




Con The Howling si cambia decisamente registro: un intro epico ed oscuro per una canzone in tutto e per tutto metal. la seconda traccia di questo concerto è caratterizzata da un ritornello orecchiabile che nulla toglie alla durezza della strofa e all'intreccio delle chitarre.


Stand My Ground ha un inizio dolce, lento, all'orchestra si aggiungono poi gli elementi metal della band in un'esplosione di suoni accompagnata da lingue di fuoco che rendono l'atmosfera ancora più suggestiva. Questo è forse uno tra i brani più noti e grande successo internazionale. E' una canzone che affronta i rimpianti, il passato, i sensi di colpa, una canzone che esorta a girarci indietro, affrontare i nostri fantasmi per poi guardare al futuro.

Stand my ground (resistere) i won't give in (non mi arrenderò) no more denying (non più negazione) i've gotta face it (devo affrontarlo) won't close my eyes (non chiuderò gli occhi) and close the truth inside (non chiuderò dentro di me la verità) if i don't make it (se io non lo farò) someone else will (qualcun' altro lo farà) stand my ground (resistere).

The Cross è forse, di tutto il concerto, la canzone che mi piace di meno, la considero una sorta di pausa prima di uno dei cavalli di battaglia, che vede l'ingresso sul palco di Keith Caputo:


What Have You Done è un altro grandissimo successo della band. Criticato dai puristi per cavalcare sonorità decisamente più commerciali. Per me è un capolavoro che vede fondersi due voci e due generi diversi ma che insieme risultano assolutamente piacevoli da ascoltare. E poi volete mettere l'espressione di Keith di fronte ad una meravigliosa Sharon? Fa troppa tenerezza!


Con Hand Of Sorrow il palco si tinge di tutte le sfumature del fuoco. Sharon esplode in tutta la sua magnificenza, con la voce e con il corpo, ammaliando il pubblico e flirtando con il chitarrista prima di un assolo di chitarra da far venire i capelli bianchi. Con questa canzone ci si avvia verso la conclusione della prima parte del concerto, in cui il calore del fuoco si spegne e lascia spazio ad un'atmosfera più fredda, in cui l'unico punto di colore è sempre lei, la vocalist della band.
In The Heart Of Everything il coro è protagonista assieme alla voce piena e potente di Sharon, che conclude con un acuto celestiale.


Dal fuoco soffocante, all'aria.

La seconda parte del concerto, con una Sharon eterea, vestita di bianco, è la parte acustica, dedicata ad alcune delle ballate più belle ed emozionanti della band.

Pianoforte, voce ed orchestra per Forgiven. Sharon e Martijn rendono l'atmosfera del teatro intima e delicata, per una canzone introspettiva e dolcissima.


Finalmente si arriva ad uno dei momenti che più amo di questo concerto. Un duetto di angeli. Due voci celestiali, diverse, che si fondono in una sola.




In Somewhere, Sharon ed Anneke deliziano la platea cantando una delle canzoni d'amore più belle che io abbia mai ascoltato:


Lost in the darkness 
Hoping for a sign 

Instead there's only silence 

Can't you hear my screams? 
Never stop hoping 

Need to know where you are 

But one thing's for sure 
You're always in my heart 

I'll find you somewhere 

I'll keep on trying 

Until my dying day 
I just need to know 
Whatever has happened 
The truth will free my soul 

Lost in the darkness 

Tried to find your way home 

I want to embrace you 
And never let you go 

Almost hope you're in heaven 

So no one can hurt your soul 

Living in agony 
Cause I just do not know 
Where you are 

Wherever you are 

I won't stop searching 

Whatever it takes me to know 

Con The Swan Song si spicca letteralmente il volo.Si approda in una dimensione onirica, dolce e rassicurante. Una canzone che fa sentire il calore del sole sul viso e che infonde tantissima speranza.

Dalla speranza alla malinconia... Memories chiude la seconda parte del concerto. Ci si comincia ad allontanare dalle atmosfere impalpabili e leggiadre per lasciare spazio ad un ritmo più scandito. Il tema della canzone è il ricordo e può essere associato a diverse situazioni, prestandosi ad interpretazioni intime e personali. Amo questa canzone,

Secondo me, la terza parte è quella dedicata alla terra e Sharon sfoggia un abito splendido, nero, che si accende sotto ai riflettori delle sfumature del verde tipiche delle piume di corvo che lo adornano.


Our Solemn Hour è un inno solenne, a cui il coro gregoriano conferisce una prospettiva ancora più mistica.




The Other Half (Of Me) è il terzo duetto del concerto, che vede contrapporsi gli acuti puliti di Sharon con il growling di George Oosthoek. Il ritmo serrato delle chitarre, quasi death metal, si contrappone al principio base del gothic metal: due voci contrastanti che lottano per prevalere l'una sull'altra, in uno scontro affascinante e coinvolgente.
Non amo il growling, ma George è eccezionale e la sua voce bassa e profonda lo rende tutt'altro che fastidioso.


Spettacolari anche gli effetti speciali e le inquadrature che rendono il tutto quasi psichedelico.

Frozen è una delle prime canzoni dei WT di cui ho visto il video e ricordo che mi entrò dentro quasi violentemente. Il soggetto della canzone è la violenza sui minori, tanto che tutto il ricavato della vendita del singolo è andato all'associazione Child Helpline International.

Sapete che mi piace, per ogni album che ho sentito e di cui vi ho parlato, individuare una canzone che sia una sorta di biglietto da visita della band di turno.
The Promise è l'acme musicale e scenografico di questo concerto ed è anche una delle canzoni più belle della band, oltre che la più lunga, con i suoi otto minuti.


In questa canzone più che nelle altre vi è una fusione perfetta tra gli elementi dell'orchestra e la band ed è anche la dimostrazione che la Den Adel non è umana... No perché una non può sgolarsi e saltare e dimenarsi per oltre un'ora e poi tirare fuori acuti così limpidi, precisi e leggiadri come se avesse appena iniziato a cantare.

Angels è tutto il contrario di ciò che il titolo suggerisce. L'atmosfera è oscura e i temi sono le menzogne e la rabbia. Grandiosa la coreografia con trampolieri travestiti da strane entità, angeliche per alcuni... demoniache direi io.

Improvvisamente, se chiudete gli occhi, è come risvegliarsi in una foresta. Si può sentire il vento tra le fronde, il gorgoglio del ruscello, i versi degli uccelli. L'orchestra riproduce magistralmente tali suoni, ricreando lo scenario perfetto per uno dei capolavori della band: Mother Earth.


Sarò ripetitiva, ma la performance di Sharon lascia, ancora una volta senza parole. In questa canzone più che nelle altre è in grado di mantenere tonalità altissime per tutta la durata della traccia, senza mai ricorrere al falsetto.
E siamo alla chiusura di questa terza fase, la fase di terra, come mi piace definirla...
The Truth Beneath The Rose, che mi riporta ala mente la fiaba de La Bella e La Bestia ( <- sorry, ma se si parla di beshtie!!!) è forse la traccia che più di tutte mi fa immaginare uno scenario fantasy, parla di lotta tra il bene ed il male e del lato oscuro di noi stessi:



Con Deceiver Of Fools, un inno che dà voce ai sottomessi, agli oppressi, ai sofferenti e che in altri concerti aveva fatto da opener per il suo intro immenso, si apre l'ultima fase del concerto, la fase di acqua, colore sfoggiato dalla bellissima Sharon per esibirsi nelle ultime tre canzoni.




Ci avviamo alla fine di questo evento maestoso, con una delle mie canzoni preferite in assoluto e che molte di voi, appassionate di serie tv, ricorderanno per questo:


All I Need è una delizia per le orecchie, è triste e malinconica, una richiesta d'aiuto che emerge dal profondo della propria anima.


Siamo a due ore di concerto e iniziano a sentirsi i primi assolutamente comprensibili segni di cedimento... Sarà umana anche lei... Forse! Nonostante ciò la ballata scorre fluida, piacevole ed emozionante, un attimo di respiro prima del gran finale:



Ice Queen è un'icona della band, allegoria dell'inverno e della morte. E' un peccato non potervi mettere il video dell'esibizione e della chiusura del Black Symphony, con migliaia di coriandoli che cadono dal tetto dell'Ahoy Hall ed il pubblico in visibilio, ma purtroppo YouTube ha deciso di non renderlo disponibile nel nostro Paese, quindi, se volete sentire la canzone, potete farlo attraverso il video ufficiale, uno dei più brutti nella storia dei videoclip!!!

Lo so, mi sono dilungata tantissimo, ma, credetemi, mi sono anche trattenuta.

Per quei pochi di voi che sono arrivati fin qui (IMPAVIDI!!!), ecco il trucco ispirato a quest'album.

Ho cercato di riprodurre i quattro momenti del concerto ed ho voluto mantenere un tocco di leggerezza, perché nonostante il genere musicale, non ci vedevo proprio un trucco pesante per i WT, sarà che loro mi fanno volare, col pensiero, con le emozioni...

Il volo è un altro punto cardine che ho voluto riprodurre. Gli uccelli compaiono spesso sia nei videoclip che come sottofondo e le piume sono un vezzo che Sharon si concede spesso.

Alla prima parte, quella di fuoco, ho dedicato le labbra, con un ombré lips che vede protagonista Russian Red di MAC. Dalle labbra si passa alla guancia sinistra, su cui ho realizzato una trama gotica con l'eyeliner nero, dedicata al terzo momento del concerto, quello di terra. Un tocco di verde per riprendere le sfumature delle piume di corvo sull'abito di Sharon.

Per gli occhi ho voluto creare una forma che ricordasse vagamente (molto vagamente) un cigno, con la forma appuntita del becco ai lati del naso.
L'occhio sinistro si ispira alla parte melodica, quella di aria, su cui ho giocato con il bianco ed il marrone, ispirandomi anche al trucco sfoggiato dalla stessa cantante. Protagonista è il pigmento Vanilla di MAC (di cui mi sono follemente innamorata) e l'ombretto Darkside di Urban Decay (dalla Naked 3).
L'occhio destro si ispira alla fase finale, quella d'acqua, su cui il bianco si arricchisce delle sfumature dell'argento e del verde: Gunmetal e Money di Urban Decay (dalla palette Mariposa), che in foto purtroppo hanno dato l'effetto occhio pesto, ma vi assicuro che dal vero erano bellissime.

Detto ciò, eccomi qua:













Questo è il bellissimo trucco di Patty, che trovo si sia superata stavolta!!!


Per leggere il suo post, cliccate QUI.

Ed ora è davvero tutto.

Spero di non avervi annoiato, spero che il post vi sia piaciuto, che abbiate ascoltato qualche canzone e che abbiate apprezzato il talento di questa band almeno un po'.

Il mio sogno rimane poterli vedere dal vivo, cosa che per una serie di coincidenze non mi è stata possibile. Il 22 Marzo del 2011 infatti era previsto un loro concerto a Milano, avevamo i biglietti ma per la gravidanza di Sharon fu spostato al 17 Ottobre. Alla delusione iniziale si è sostituita l'euforia per la possibilità di festeggiare l'anniversario di fidanzamento ad un loro concerto... Non era proprio destino. In quel periodo mio padre era ricoverato per subire il secondo intervento nel giro di due mesi ed il concerto è crollato nella scala delle mie priorità. Ad oggi guardo quel biglietto con un po' di tristezza, sperando che ricapiti l'occasione.

Sì, ok. Basta.

Alla prossima,


Miki&Patty.













martedì 11 novembre 2014

Film della serata#6: If I Stay (Resta anche domani)

E' davvero tanto tempo che non vi parlo di film. In realtà era davvero tanto tempo che non ne vedevo uno e soprattutto che mi prendesse così tanto.
Solo dopo aver iniziato a guardarlo mi sono ricordata che fosse tratto da un libro e che fosse anche nella lista infinita dei libri che vorrei leggere. Infatti per un attimo sono stata tentata di stoppare tutto e di riprendere la visione solo dopo averlo letto. Ovviamente ho desistito ed ho continuato la visione, vi pare?

Mia Hall (Moretz) pensava che la scelta più difficile da affrontare sarebbe stata quella tra il perseguire i suoi sogni musicali alla Juilliard, o seguire un percorso diverso per rimanere al fianco dell'amore della sua vita, Adam (Blackley). Ma quel che sembrava essere il ritratto di una famiglia spensierata, in un istante cambia totalmente: e ora la sua vita è in bilico tra la vita e la morte. In seguito ad un evento cruciale, Mia dovrà prendere una sola decisione che non sarà determinante solo per il suo futuro, ma per il suo stesso destino.
  • FOTOGRAFIAJohn de Borman
  • MUSICHEHeitor Pereira
  • PRODUZIONE: DiNovi Pictures, Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), New Line Cinema
  • DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Italia
  • PAESE: USA
  • DURATA107 Min

SOGGETTO:

Tratto dal romanzo best-seller di Gayle Forman Resta Anche Domani (If I Stay)
Dovete sapere che uno dei miei, tanti, sogni è sempre stato quello di suonare uno strumento. Alle medie ero brava con il flauto e mi riusciva strimpellare due accordi sulla tastiera della mia amica Alessandra. Ma in casa non c'era spazio per altri strumenti, era già tutto occupato da chitarre e amplificatori dei primogeniti... La delizia di essere l'ultima ruota del carro.
Non che credessi di diventare chissà chi, ma un tentativo mi sarebbe piaciuto farlo...
Se ne avessi avuta la possibilità, lo strumento che più mi sarebbe piaciuto suonare era il violoncello. 
Ero davvero molto piccola quando, guardando Saranno Famosi, rimanevo letteralmente incantata dalla grazia e dalla passione del personaggio di Julie. Mi incuriosiva perché lei non era figa. Se ne andava girando trascinandosi quel valigione, mentre gli altri zompettavano, vocalizzavano e pomiciavano in ogni angolo della scuola. Eppure, quando fissava lo strumento per terra, quando lo stringeva in quello strano abbraccio di braccia e gambe, quando inclinava la testa da un lato e cominciava a suonare, le non era figa, no, lei era splendida.
Questo è il motivo per il quale non sono riuscita ad interrompere la visione ieri sera: Mia ed il suo violoncello.
Bach Cello Suite N°1
(che sarà forse la più semplice da suonare, ma io la amo)

If I Stay è una storia d'amore, sicuramente, ma è molto più di questo. 

E' una storia di sacrifici, passione, incomprensioni e sogni.

I sacrifici dei genitori di Mia, che quando comprendono il talento della loro bambina fanno di tutto per sostenerla ed assecondarla. I sacrifici della stessa ragazza, che impiega la maggior parte del suo tempo ad esercitarsi. I sacrifici di Adam, che vuole sfondare con la sua band...

La passione di Danny, batterista rock di una band dal seguito discreto, che vende la sua batteria per comprare un violoncello alla figlia. La passione di Mia, che vede il suo strumento come una casa in cui rifugiarsi, quella di Adam, che riversa le sue tristezze ed insicurezze nella musica, componendo canzoni con la sua chitarra. La passione di Kim per la fotografia, che le permette di immortalare l'amica in uno dei suoi momenti più felici.
Le incomprensioni, quelle che ci sono in ogni famiglia. Sentirsi diversi, sentirsi abbandonati. Quelle tra Adam e Mia, che si ritrovano di fronte ad un bivio che sembra volerli separare irrimediabilmente.

Ed i sogni... il successo, la Juillard, l'amore, la vita insieme...

Tutto questo è narrato con una delicatezza sconcertante, attraverso musiche stupende ed una fotografia che tra rami cristallizzati dall'inverno e verdeggianti paesaggi, lascia spesso senza fiato.
I sentimenti sono i veri protagonisti di questo film ed emergono potenti e penetranti nella loro semplicità. E boh, forse per qualcuno è difficile credere che a 17 anni si possa provare quell'amore così dirompente e totalizzante da pensare che sia quello giusto, quello vero, ma non lo è per me, che quell'amore l'ho trovato a 16 anni. Forse per questo la storia di Adam e Mia mi ha coinvolta al punto di ritrovarmi singhiozzante in più momenti del film.
Ma anche qualora siate disincantati e scettici, vi consiglio lo stesso di vederlo, perché se vi emozionerà anche la metà di quanto ha emozionato me, allora ne sarà valsa la pena.