sabato 9 aprile 2011

Hanami



Quando qualcuno guardava gli occhi di Chiyo-chan esclamava puntualmente “troppa acqua”.
L’acqua si scava la strada anche attraverso la pietra e, quando intrappolata, si crea un nuovo varco. L’acqua è inarrestabile e impietosa.
Nel nostro piccolo villaggio di pescatori l’acqua era tutto. Lei dava e lei toglieva.
Chiyo-chan avrebbe voluto vedere l’hanami, con quegli occhi.
- Quando Joji-san andrà all’università K – diceva sempre – a Shigatsu andrò da lui a vedere la danza dei petali di sakura.
Aveva gli occhi liquidi come l’acqua, neri come il mare, come l’onda che si è abbattuta su di lei, chiudendoli per sempre.
Erano stati la prima cosa che mi aveva colpito, così grandi e ignari. Solo dopo avevo notato i suoi capelli: sottilissimi, neri e lucidi come la seta che dopo la tintura viene stesa ad asciugare. Le ricadevano ai lati del viso mentre se ne stava china a riparare le reti. Le sue dita sottili si muovevano rapide ed esperte tra le maglie.
Perché Chiyo-chan voleva vedere l’hanami ma non aveva mai visto nient’altro che il nostro piccolo paese di pescatori.
Ed era mia la colpa.
Il primo anno rimandai al successivo, troppo preso dalle lezioni, lo studio, la città. La vita a Tokyo era così diversa e frenetica e ne venni rapidamente assorbito.
- Non preoccuparti Joji-san, sarà per il prossimo anno.
Ma io sentii la delusione e promisi a lei e a me stesso che l’avrei portata sotto quegli alberi e che avrebbe visto con i suoi occhi come l’aria si colorava di rosa. Sarebbe stata bellissima avvolta nel turbinio di petali.
Seduto sulla coperta, i piedi scalzi, le scarpe sistemate lungo il bordo, osservo la piccola urna davanti a me. L’ho scelta semplice, proprio com’era lei.
L’anno dopo sua madre si ammalò. Il successivo cominciai il mio tirocinio e oggi…
Siamo entrambi qui. Ma Chiyo-chan non sentirà mai il profumo dei fiori di ciliegio.
Aveva gli occhi neri e vitrei quando l’ho rivista. Immobili e quieti come l’acqua, che dopo aver distrutto, abbattuto, sradicato, si era ritirata rapidamente portandosi via la vita e lasciandoci la morte.
Quando il vento si alza, sollevando i petali in piccoli vortici, capisco che è arrivato il momento.
- Hai visto Chiyo? Alla fine ce l’ho fatta a portarti qui.
Con il pugno stretto, pieno di lei, mi asciugo gli occhi e aspetto. E quando il vento me la porta via, quando me la strappa via dalle dita, non posso fare altro che lasciarla andare in una danza inarrestabile verso il cielo.



In questa giornata in cui, nonostante tutto, il Giappone s'incanta di fronte all'inarrestabile meraviglia della vita, volevo lasciare un mio personale omaggio ad una terra che amo.
Miki.

6 commenti:

  1. e io ti voglio un bene infinito....

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  2. Ciao Miki grazie per esserti iscritta al mio blog mi hanno fatto molto piacere i tuoi complimenti, comunque sono ancora agli inizi e sono un pò imbranata con queste cose, spero di migliorare.

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  3. anche io ti voglio taaaaaaaaanto bene!!!
    Monica

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  4. Davvero un bel racconto, molto commuovente.
    Spero anche io di riuscire a vedere l'hanami prima o poi!! =)

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  5. Grazie per avermi segnalato questo post. E' uno splendido modo di iniziare la giornata. <3

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