lunedì 1 febbraio 2016

Ritratto di Signora #53: Il Tatuaggio e la Donna


Buongiorno, buon 1 Febbraio e buon primo lunedì del mese.
Quest'oggi prende la parola la sottoscritta, con un ritratto che non è stato per nulla facile scrivere.
Avevo in mente l'argomento da un bel po' di tempo ed ero indecisa su come svilupparlo e su come esprimere le mie idee. Alla fine, come sempre, l'ho fatto di getto. Spero che il risultato non sia troppo pesante e dispersivo, le cose da dire erano troppe e non volevo annoiarvi più del solito.
Detto ciò, BUONA LETTURA!

Ho fatto il mio primo tatuaggio il 14 Gennaio del 2006, dopo un orrendo periodo della mia vita. E' piccolo, relativamente nascosto, ma racchiude un forte significato.
Il secondo, fatto il 17 Ottobre del 2012, è legato ad un altro brutto episodio, ma, ogni volta che lo guardo, non posso trattenere un sorriso.
L'ultimo, il 17 Ottobre del 2015, è il più grande ed è legato a tantissimi momenti di gioia. Non è quello realizzato meglio, purtroppo, ma lo amo infinitamente.

"E se poi te ne penti?"
"Ma sai che brutto quando sarai vecchia?"

Le reazioni di molte persone davanti ai miei tatuaggi sono alquanto discutibili. 
Non ho mai pensato al tatuaggio come una moda o un ornamento e sicuramente si tratta di una decisione con cui farò i conti per tutta la vita. 
Ma non è così per ogni decisione presa?
Le conseguenze saranno davanti ai nostri occhi sempre, che si vedano o meno.
E quando sarò vecchia, il mio corpo potrà non essere gradevole alla vista di qualcuno, ma non sarà un tatuaggio a renderlo peggiore. E comunque ci si può sempre girare dall'altra parte.

Commenti del genere non mi danno più fastidio, ormai ci ho fatto l'abitudine, ma ci sono alcune obiezioni che puntualmente mi fanno contare fino a dieci prima di rispondere:

"Sì, i tatuaggi sono belli... Su un uomo però, non su una donna"
"Eh, ma tu sei femmina, perchè  ti stai rovinando così?"

Perché nel 2016, troppe molte persone - e tante sono donne - apprezzano questo


ma disprezzano questo

Mh, forse Kat Von D non è un esempio efficace.
Come si può disprezzare?

Il tatuaggio è uomo? Non direi proprio...

Le prime tracce di tatuaggi sono state ritrovate su corpi di donne


Amunet, vissuta a Tebe nel 2200 a.C., era una sacerdotessa della dea Hathor. 
La sua mummia presenta tatuaggi sul ventre a cui sono stati attribuiti significati legati alla fertilità.

Altre mummie di donne risalenti allo stesso periodo riportano tatuaggi, assenti invece sui corpi degli uomini.

Il corpo della principessa Ukok è stato ritrovato in Siberia nel 1993. Risale a 2500 anni fa e presenta tatuaggi dall'aspetto sorprendentemente moderno: una sorta di animale mitologico - una renna con il becco di grifone e le corna di un capricorno - le ricopre la spalla sinistra e altri simboli sono presenti sulle mani. Probabilmente stavano ad indicare un ruolo superiore a quello degli altri appartenenti alla comunità.


E' profondamente in errore chi pensa che il tatuaggio sia un fenomeno nuovo.

In un remoto passato era comune anche per le donne mostrare questi segni indelebili sul corpo. Le motivazioni potevano essere diverse e potevano essere legate alla fertilità, alla guerra, alla posizione, al tramandarsi visivo del sapere, e già all'epoca era considerato un modo per abbellire il corpo.
Non ho trovato molte informazioni sul come e sul perché sia cambiata la concezione che si ha di questa pratica.
L'Imperatore Costantino la proibì con un decreto che si appellava al Levitico (19,28: "Non vi farete incisioni nella carne per un morto, né vi stamperete segni addosso"), in cui si condannavano i marchi sulla pelle, e risalgono al XVII secolo le prime testimonianze secondo le quali il tatuaggio era identificato con il mondo delle prostitute e dei criminali. In questo periodo, infatti, le cortigiane cominciarono a farsi tatuare.
Dalla seconda metà dell'800 fino agli anni '40, sfoggiare un tatuaggio per una donna era un atto coraggioso, che sfidava i rigidi tabù dell'epoca.
Ballerine di Night, ragazze dei Freak Show, modelle alternative, antenate del moderno burlesque, andavano in giro con i corpi completamente tatuati.



Una delle prime Circus Ladies di cui si ha testimonianza è Nora Hildebrandt, che nel 1882, all'età di ventidue anni, con i suoi 365 tatuaggi realizzati dal padre (uno al giorno per un anno), venne fatta esibire al Brunell's Museum di New York. 

Qualche settimana dopo toccò ad Irene Woodward, Bella Irene, autoproclamatasi "The Original Tattooed Woman".

Betty Broadbent fu ribattezzata "la più giovane donna tatuata al mondo".
Aveva 17 anni quando, stufa di fare la babysitter, andò a New York e si fece tatuare Pancho Villa sulla gamba sinistra, Charles Lindbergh sulla destra ed una Madonna con Bambino sulla schiena. Tanto per iniziare.
Betty fu la prima ad esporre i suoi tatuaggi per quello che erano. Non raccontava, come le altre cisrcus ladies, storie di rapimenti e sevizie da parte di indiani, per attrirare l'attenzione della gente.
Betty era diversa. Era giovane, sicura di sé ed anticonformista.

Queste ed altre figure contribuirono, in maniera diversa, alla nascita delle prime associazioni di donne tatuate per scelta (negli anni venti, in America, gli uomini facevano tatuare le mogli, anche contro la loro volontà, in segno di possesso), che, dall'epoca vittoriana in poi, si identificavano anche con le più indipendenti economicamente e con coloro che avevano avuto la possibilità di viaggiare senza sottostare a mariti e famiglie oppressive. 

Donne che esibivano la loro pelle illustrata con un coraggio paragonabile alla stessa irriverenza rivoluzionaria delle prime suffragette e delle protofemministe, che fecero propria una pratica vietata per secoli in Occidente, da papi, teologi, sovrani, e ne fecero espressione di bellezza ed autonomia, trasgredendo gli ideali di purezza e decoro femminile.

Risale agli inizi del '900 anche la prima tatuatrice donna, Maud Wagner, nata nel 1877 in Kansas.
Maud era una trapezista e contorsionista, che lavorava in numerosi circhi itineranti. Iniziò ad esercitare la reietta professione, dopo aver incontrato Gus Wagner, un tatuatore, che sposò qualche anno dopo il loro incontro e da cui ebbe una figlia, Lotteva, che iniziò a tatuare all'età di nove anni e che diventò lei stessa un'artista.
Maud faceva a pugni con i perdigiorno che entravano nella sua bottega per allungare le mani e incideva cuoricini con il nome dell'amato sulla pelle di giovani fidanzate, quali sigilli d'amore indelebili. I Wagner, nonostante l'invenzione del tatuaggio a macchina, rimasero fedeli alla tradizionale tecnica "hand-poked", che portarono in giro per tutti gli Stati Uniti.

Un articolo a parte dovrebbe essere scritto per parlare della tradizione orientale, e giapponese in particolare, del tatuaggio.

Nella seconda metà del '900, i tattoo sono stati una forma di ribellione contro il governo. A quell'epoca infatti, le donne della classe media non potevano indossare i kimono, riservati solo alle nobildonne, e si facevano tatuare sul corpo disegni simili a quelli delle sete preziose con cui venivano realizzati.
Con il passare degli anni, il tatuaggio fu associato sempre di più al corpo maschile, diventando prerogativa di militari e marines e, successivamente di alcune categorie di individui che vivevano ai margini della società, come marinai e carcerati.
Ciò portò ad una vera e propria stigmatizzazione delle donne tatuate, che continuarono però ad utilizzare questa forma d'arte per esprimere una protesta ed il distacco dalla modernità, come negli anni '60-'70 con il fenomeno hippie.
Solo a partire dagli anni '80/'90 il tatuaggio comincia a ripulirsi di tutte i pregiudizi che gli hanno affiancato nel tempo, ma continua a rimanere critico il fenomeno sul corpo femminile.
Ad oggi possiamo assistere a fenomeni diversi. da una parte ci sono modelle e donne dello spettacolo che sfoggiano un corpo tatuato con disegni delicati, piccoli e che seguono le linee di un corpo senza difetti, che segue i canoni di una bellezza conforme agli stereotipi, dall'altra ci sono donne che praticano il tatuaggio come nell'antichità e lo vedono come uno strumento di comunicazione visiva di un messaggio.

Svariate sono le motivazioni che portano le donne a tatuarsi e ciò è stato anche oggetto di "studio" da parte di alcuni ricercatori francesi, che sono approdati a risultati alquanto discutibili: "Le donne tatuate sono considerate dagli uomini della Bretagna più attraenti e più disponibili".
Lampante esempio di una visione limitante e stereotipata.

Tatuaggio come body art ma anche come terapia, per camuffare menomazioni chirurgiche, traumi del corpo e dell'animo. 

Ed è proprio con questo che voglio concludere.

P.Ink è un'associazione che si propone di mettere in contatto donne sopravvissute ad un cancro al seno e sottoposte a mastectomia con tatuatori disposti a donare loro una forma di guarigione che nessun altro può dare.

Perché il cancro al seno non deve lasciare l'ultimo segno





Miki


 FONTI:

Vi ricordo, come sempre, che potete trovare la rubrica anche sui blog

- BooksLand
- Stasera Cucino Io
- Un Libro per Amico
- Franci Lettrice Sognatrice
- BTS of my Soul

Al mese prossimo,


11 commenti:

  1. Fantastico ritratto Mikina mia! Il video finale mi ha steso...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille,zia mia. Il video finale è un'esplosione di emozioni, per questo ho voluto metterlo a conclusione dell'articolo.

      Elimina
  2. Non sapevo della proibizione di Costantino, il retaggio è davvero antico...Pecato perché a me piacciono molto, solo che l'idea degli aghi mi fa svenire al pensiero e temo mi annoierei e ne vorrei sempre di più XD
    Sapevo dei tatuaggi come terapia visiva sulle menomazioni al seno e la trovo una cosa molto bella, sia esteticamente che interiormente <3

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il fatto di volerne sempre di più lo capisco perfettamente. Io mi ricoprirei da capo a piedi...
      P-Ink è un'iniziativa fantastica. L'emozione di quelle donne è forte e coinvolgente. Ti strappa un sorriso nonostante tutto.

      Elimina
  3. Ma che bel post! Alcune cose le sapevo, molte altre no :)
    Ora so cosa rispondere quando mi viene detto che sono poco femminili...e non vedo l'ora di fare il prossimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mentre scrivevo ti ho pensata ^__^
      Anche io non vedo l'ora di fare il prossimo, so già cosa, devo solo andare a prenotarlo.

      Elimina
  4. Favoloso post e molto nelle mie corde..io ho lo stregatto su tutta la scapola sinistra e i miei genitori e mio moroso lo odiano, mentre io non vedo l'ora di farmi una mezza manica..per non parlare del fatto che nel "corporate world" dove vorrei lavorare non mi prenderebbero se li vedessero questo tatuaggi..chissà dov'è il vivi e lascia vivere di questi tempi...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. *____* Anche io voglio lo stregatto!!! Invidia...
      Io spero davvero che prima o poi le cose cambino e che la gente non si fermi di fronte ad una macchia di inchiostro...

      Elimina
  5. Ritratto diverso, uguale risultato. Tu faresti innamorare dei tatuaggi anche chi li odia. Un post bellissimo, serio, che parla di un argomento importante. Davvero, complimenti di cuore...
    "Maledetto" lavoro, perché non posso farmi millemila tatuaggi??? Già me lo immagino il prossimo, con le NOSTRE iniziali *________*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie amore mio, sempre lusinghiero tu.
      Per il prossimo tatuaggio, io avevo un'idea un po' diversa...

      Elimina