sabato 23 aprile 2016

MikiInTheBigApple #8: 7 Gennaio, Soho, Downtown, Financial District, Brooklyn Bridge e rientro a casa (tragico)


Avere l'aereo nel pomeriggio, in teoria, ci ha consentito di godere di questa splendida città ancora una volta, per mezza giornata.
L'intenzione era di esplorare downtown e di concludere la nostra passeggiata a Soho, prima di recuperare i bagagli e raggiungere l'aeroporto.
Non poteva mancare l'ultima colazione da Starbucks, con caffè e Lemon Pound Cake, l'unico dolce di cui io abbia fatto il bis. E' semplicemente deliziosa, ho provato anche a riprodurla ma con scarsi risultati.

Abbiamo raggiunto downtown con la metro, scendendo alla fermata del World Trade Center. Da lì abbiamo semplicemente camminato, incontrando tante meraviglie:


L'ho già detto che adoro la metro di Manhattan? E' un mondo a parte, in cui succede di tutto! (Queste sono le occasioni in cui mi pento - più o meno - di non avere sempre il telefono in mano)


La St. Paul Chapel è il luogo in cui sono stati organizzati i primi soccorsi dopo l'attentato alle torri gemelle. Entrare lì dentro è stata una full immersion in tanto dolore, ricordi e coraggio, il coraggio di tantissimi volontari, eroi, che non hanno esitato di fronte ad una tragedia che ha cambiato la storia.





Tra le chiese più antiche di Manhattan, nella St. Paul Chapel si respira un'aria solenne, nonostante una struttura architettonica piuttosto semplice.

In un angolo si può osservare il posto da cui George Washington assisteva alla funzione:


Da lì, siamo arrivati sulle sponde dell'East River e ci siamo ritrovati di fronte alla più grande erezione del secolo (avete riconosciuto la citazione, no?):




Siamo poi risaliti verso la città lungo Wall Street, per ritrovarci poi di fronte alla splendida Trinity Church:










 Un luogo sacro, in cui riposano persone vissute nel '700, in cui si ascolta un silenzio surreale, nonostante sia circondato da uno dei quartieri più frenetici della City

Wall Street
Risalendo ancora ci siamo addentrati a Soho. E' incredibile come tutto cambi.
Alle spalle edifici imponenti e grigiore, che fanno spazio a muri in mattoni rossi, colori variopinti, locali e negozi. Ero così attenta a guardarmi in giro che non ho pensato di fare nemmeno una foto.
Soho è sicuramente un quartiere da esplorare meglio, e ne abbiamo tutta l'intenzione.

Questo viaggio è inziato con un charm ed è finito con un charm:



Prima di tornare in albergo e prendere i bagagli per recarci in aeroporto, abbiamo mangiato la dosa da Hampton Chutney & Co., una pietanza di origine indiana, una sorta di crèpe ripiena in vari modi:


E' una cosa enooooooorme e a me non è piaciuta affatto. Peccato, mi sono rovinata l'ultimo pasto...

Da quel momento in poi, tutto è precipitato rovinosamente.
Una volta in aeroporto, dopo aver fatto tutti i controlli ed imbarcato il bagaglio, il nostro volo ha cominciato ad accumulare ritardo. I minuti sono diventati ore e noi passeggeri eravamo all'oscuro di ciò che stesse succedendo.
Ma al giorno d'oggi le notizie viaggiano velocemente e non c'è voluto molto a scoprire dell'attentato a Charlie Hebdo ed il nostro volo avrebbe dovuto fare scalo a Parigi. Fate due più due...
La cosa peggiore - per noi ovviamente - è stata l'incapacità totale con cui quelli di Air France hanno gestito una situazione d'emergenza. Erano nel panico più totale e questo li ha portati a dimenticare totalmente la nostra presenza. E per nostra intendo anche quella di persone con particolari esigenze: bambini, anziani, disabili, persone stanche di aspettare, persone affamate, persone infreddolite, raffreddate, ammalate. Continuavano a negare che il ritardo fosse connesso all'attentato ed insistevano ad affermare che si trattasse di un guasto all'aereo. Ora, ci rendiamo conto? Invece di dirmi che il traffico aereo è bloccato, mi dici che l'aereo su cui dovrei salire ha un guasto che verrà riparato? MA CHE SIETE IDIOTI???
Io ero letteralmente nel panico, il pensiero di salire su un aereo guasto mi terrorizzava e la stanchezza non aiutava a pensare lucidamente.
Non è tutto. Ad un certo punto ci hanno fatti salire sull'aereo. L'aereo è rimasto fermo per sei ore. Ci hanno fatto stare su un aereo fermo SEI ORE. Ogni tanto cominciava a muoversi, ci illudevamo che sarebbe decollato di lì a poco e invece nulla.
Dal guasto siamo passati alla presenza di un bagaglio sospetto ed alla necessità di dover svuotare e ricaricare la stiva. Giusto per tranquillizzarci (!!!).
Alle tre di notte ci hanno fatti scendere. Volo annullato.
Recuperati i bagagli, a piccoli gruppi ci hanno portati con i pullman in vari hotel in cui passare il resto della notte.
Avete presente, nei film, quando cancellano un volo e per farsi perdonare ti portano in quelle strutture affiliate di lusso? Nei film, appunto...
L'hotel che ci è toccato a noi era nel Queens e penso che da quella camera anche gli scarafaggi se ne erano scappati! Avevo paura anche di sedermi sul letto tanto ero schifata. Faceva un freddo allucinante ed eravamo esausti, fisicamente e psicologicamente. Abbiamo provato ad accendere una sottospecie di condizionatore antidiluviano che ha iniziato ad emettere rumori horror ma nemmeno un accenno di aria calda. Abbiamo chiamato la reception, chiedendo se potesse venire qualcuno ad aiutarci ed alla fine ci hanno cambiato stanza. Non che la seconda fosse migliore, ma almeno era calda.
La mattina dopo, abbiamo fatto colazione e cercato di metterci in contatto con casa. Avevamo finito la nostra promozione per connetterci in roaming, in quella catapecchia non c'era wifi e la scheda telefonica che ci avevano dato i tizi di Air France non funzionava. C'erano persone disperate perché avevano finito il contante ed una signora che piangeva perché il marito aveva la febbre e non sapeva se era semplice influenza o se fosse tornata la leucemia. Era terrorizzata, non aveva medicinali con sé e non aveva fatto l'assicurazione. Quando le ho dato la Tachipirina era incredula e non finiva di ringraziarmi.
L'appuntamento con il pullman per l'aeroporto era alle 9:00, ma fu rimandato alle 14:00.
Tutto sommato, in quell'albergo, siamo stati trattati bene, anche il pranzo è stato decente. Più tardi avremmo scoperto che altri passeggeri erano stati portati in strutture peggiori, ammucchiati tutti insieme in una stanza e tenuti a digiuno.
In aeroporto, in fila per imbarcare il bagaglio, ci siamo accorti subito che c'era qualcosa che non andava. La fila era praticamente immobile ed il volo aveva ricominciato ad accumulare ritardo per poi risultare nuovamente cancellato. Da quel momento è stata l'isteria. 
Persone a cui avevano già imbarcato il bagaglio e che non sapevano che fine aveva fatto, anziani stanchi che chiedevano una sedia a rotelle senza ottenere nulla, bambini che piangevano, banchetti presi d'assalto per capire le sorti di ognuno di noi. C'era una signora di Napoli, che si era infortunata al ginocchio e stava sulla sedia a rotelle, spinta da una signora più grande che lo faceva anche per poggiarsi un po' e che aveva gli occhi pieni di lacrime per la stanchezza. Quando mi ha detto che aveva fame e voleva sedersi non ci ho visto più! Al primo tizio di Air France che ci è passato vicino ho fatto una sparata in mezzo all'aeroporto che penso se la ricorderà a vita.
Dopo cinque minuti sono arrivati con gli scatoloni pieni d'acqua e buste di patatine. Sorvoliamo...
Non la voglio portare per le lunghe. Non so quante ore di fila abbiamo fatto, non so quante volte abbiamo dovuto alzare la voce. Ci hanno smistati in voli diversi per farci raggiungere la nostra destinazione. Chi faceva uno scalo, chi ne faceva due, chi ne faceva tre, chi partiva il giorno dopo... il caos.
Noi ormai avevamo perso il treno che da Milano ci avrebbe portati a casa e avremmo voluto un volo che ci portasse il più vicino possibile. Ma ormai la notizia dell'attentato si era diffusa, Air France si è liberata di ogni responsabilità, trattandoci con indifferenza, come se ci stessero facendo un favore a piazzarci su un volo. 
Alla fine siamo riusciti ad ottenere un New York - Roma, con scalo a Londra.
Sempre più tardi avremmo saputo che alcune persone ritornate l'indomani mattina per imbarcarsi hanno dovuto aspettare un altro giorno prima di ritornare a casa.
Ero talmente esausta che non riuscivo a trattenere le lacrime.
Una volta sull'aereo, ho appoggiato la testa al finestrino e mi sono accasciata. Durante il volo ci sono state violente turbolenze, soprattutto in corrispondenza del Canada, ma a me non importava nulla.
Tornare a casa è stata una sensazione strana. I giorni a New York erano stati così meravigliosi che pensavo di deprimermi non appena avessi messo piede su suolo italiano ed invece il sollievo, dopo tutto quello che avevamo passato, è stato enorme.
Ma la depressione, ovviamente, sarebbe arrivata lo stesso, solo qualche giorno dopo.
La cosa positiva di tutto questo è che la compagnia ha dovuto risarcirci, ma con un voucher che avremmo dovuto spendere entro Gennaio 2016 per un altro viaggio. Ed è da questo che nasce MikiInTheBigApple 2.0.
Mancano 10 giorni esatti alla partenza. New York, stiamo tornando a casa!



Alla prossima,


4 commenti:

  1. no vabbè che avventura... io su un aereo non ci salirei mai perchè ho paura XD per di più mi dicono che è guasto anche se non è vero ma che siamo impazziti..

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  2. Ho avuto una brutta esperienza con Easyjet, che ci ha rimandato il volo di un giorno e ci ha fatto dormire in un hotel in cui io dopo aver cenato mi sono sentita male (gastroenterite acuta) e il volo ce lo ha trovato per Roma anzichè Pisa, ma niente a confronto con quello che hai passato tu!!

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  3. Di situazioni snervanti ne ho vissute tante, ma quel giorno le ha battute tutte. Se chiudo gli occhi vedo ancora la disperazione negli occhi di tutte quelle persone. La superficialità e l'incompetenza con cui hanno trattato tutti noi. Bello vantarsi quando va tutto bene. Poi davanti alle difficoltà esce fuori il peggio. Ricordo la signora addetta al check-in di Delta Airlines, quando ci disse "e meno male che si vantano di essere la compagnia migliore". E' passato, per fortuna. E adesso "grazie" a quella disavventura possiamo tornare di nuovo a casa :)

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  4. Sono sconcertata Miki, mai avrei immaginato che avessi dovuto affrontare un simile inferno dopo un viaggio meraviglioso.
    L'unica cosa che mi rasserena è che tutto è andato bene e che ora potrai raccontarci altre meraviglie dall'America.

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