lunedì 7 maggio 2012

Ritratto di Signora#9: Sune e Anna.

Buongiorno e buon primo lunedì del mese.

Eccoci qui con un nuovo articolo della rubrica "Ritratto di Signora".


Vi ricordo che potete trovare le puntate precedenti nel menu che si trova sotto il banner del blog.

L'articolo di oggi è stato scritto da Monica, del blog BOOKS LAND, l'ideatrice della rubrica, e parla di due donne la cui vita ha portato di fronte a prove apparentemente insuperabili, due donne che hanno lottato e lottano ancora, ogni giorno, con grande forza e determinazione.

Vi esorto con tutto il cuore a leggere questo articolo per diversi motivi: perchè merita di essere letto, perchè è un inno alla speranza e perchè, conoscendo una di queste due donne, Anna, è, per me, particolarmente significativo.

Buona lettura.


Buongiorno a tutti!
Dopo diversi mesi dall’apertura di questa rubrica è arrivato di nuovo il  mio turno e ho pensato di scrivere qualcosa di diverso dal solito.

Negli ultimi post vi abbiamo presentato ogni tipo di donna, donne coraggiose, donne forti, donne che hanno dato la loro vita per un ideale, donne normali come la nonna di Clara.

Questo mese ho pensato di lasciare la parola a due donne che ho conosciuto negli ultimi anni e che hanno dovuto affrontare sul loro cammino prove molto dure e nonostante tutto sono riuscite a superarle.

La prima persona di cui vi vorrei parlare si chiama Sune ed è la presidentessa dell’associazione Make a Wish presso la quale io presto volontariato.

Ho conosciuto Sune quasi due anni fa, durante l’incontro formativo di MAW a Milano. La prima idea che mi sono fatta di lei ascoltandola parlare è stata “Questa donna è un vulcano!” La sua forza e la sua determinazione sono di esempio per me ogni giorno.. e vorrei che tramite le mie domande vi raccontasse la sua storia:

Ciao Sune,
Benvenuta sui nostri blog!

E’ importante per noi presentare, oltre a donne particolarmente “famose” , anche donne comuni, donne che hanno vissuto storie particolari in cui tutte noi possiamo ritrovarci, ed è per questo che abbiamo deciso di farti questa breve intervista.

Partiamo subito, tu non sei Italiana, vuoi raccontarci come sei arrivata nel nostro paese?

Per amore. Sono tedesca, nata nella Germania dell’Est, dove ho vissuto finchè non mi sono sposata con Fabio, mio marito, che avevo conosciuto per puro caso durante una vacanza nella città più romantica del mondo, Praga. Ho lasciato il paese nel 1988. C’era ancora il muro.

La tua storia sembra quella di tante donne comuni, una bella famiglia, un marito, tre figli... Poi all’improvviso qualcosa si è spezzato. Hai voglia di parlarci di Carlotta?

All’età di 6 anni, alla più grande dei miei tre figli, Carlotta, è stata diagnosticata casualmente, una rarissima e gravissima malattia genetica: l’anemia di Fanconi.  Non ci eravamo accorti di nulla, fino a quel momento apparentemente stava benissimo, sembrava perfettamente sana, era una bimba bella e molto vivace che faceva una vita normale. Con la scoperta della malattia ha avuto inizio  un incubo che è durato quattro  anni  e che purtroppo ci ha fatto scoprire  una realtà, quella degli ospedali, delle cure estenuanti, della sofferenza  fisica e psicologica,  un mondo parallelo con il quale mai e mai più avrei voluto confrontarmi.
10 anni fa, nel 2002, dopo quattro anni di agonia dentro e fuori gli ospedali di Berlino e Genova, dove ha subito ben tre trapianti di midollo purtroppo inutili, mia figlia Carlotta è morta. 

So che non è facile rispondere, è difficile anche per me farti queste domande, ma credo che possano essere utili a tante donne che potrebbero trovarsi nella stessa situazione (anche se non lo vorremmo mai). Dove hai trovato la forza per reagire?

C’è un detto inglese che mi ha sempre fatto riflettere tanto: “You were given this life because you were strong enough to live it”
Sarà così, non so.  Forse un pochino mi ha aiutato il mio carattere. La mia infanzia ed adolescenza non sono stati facilissimi. La strada non era sempre spianata  e presto ho dovuto imparare  a “stringere i denti”.  Ma sono  sempre rimasta una persona  positiva e allegra, con la voglia di vivere e di andare avanti.
Però la forza più grande  me l’hanno data i miei figli, Greta e Franz. Erano piccoli quando ero con Carlotta in ospedale, lontana da loro per mesi e mesi . Avevano disperatamente bisogno di me. Ancora adesso vedo i  loro sguardi smarriti e pieni di paura. Dopo la morte della sorellina, si sono aggrappati a me - mi hanno costretto a reagire e a non lasciarmi andare.


Che cosa significa per te fare volontariato e aiutare gli altri?  

E’ una parte importantissima della mia vita. Oggi non  potrei più farne a meno. Mi sento privilegiata perché Make-A-Wish mi ha dato una grande opportunità: incontrare persone meravigliose con cui poter condividere  momenti  ed emozioni  indescrivibili. Questa consapevolezza mi rende profondamente felice. Non so se una vita “normale” mi avrebbe potuto offrire tutto questo. Poter fare qualcosa per gli altri, poter renderli felici, poter gioire delle piccole cose  e trovare sul tuo cammino persone straordinariamente sensibili e generose, è qualcosa di veramente speciale ed impagabile, difficile da spiegare a chi non ha mai vissuto questo tipo di esperienza.


C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti dire alle donne che ci leggono?

Non lasciatevi  andare. Inseguite i vostri sogni, sempre!  



La seconda donna di cui vorrei parlavi invece, preferisce, per sua scelta personale, rimanere anonima, ci siamo conosciute poco più di anno fa, e subito dopo averla incontrata le è stato diagnosticato un tumore al seno. La forza con cui Anna  ha affrontato i mesi di malattia è davvero esemplare... Queste le sue parole:

1) Ciao Anna, benvenuta sui nostri blog! Vuoi raccontarci come hai capito che c’era qualcosa che non andava nel tuo corpo? 

Ciao e grazie di avermi invitata sui vostri  blog!
A dicembre 2010 mentre facevo una doccia mi sono accorta di avere un piccolo nodulo sotto l’ascella. All’inizio non ci ho dato molto peso, pensavo fosse un ristagno di grasso come già successo altre volte, poi ho notato che si ingrossava e li ho iniziato a preoccuparmi.
Erano i giorni precedenti le festività natalizie, quindi ho aspettato che passassero le feste e a gennaio sono subito andata dal mio medico di famiglia.
Abbiamo fatto delle analisi e mi ha prenotato per il giorno stesso una biopsia ed altri esami diagnostici.


2) So che non è facile ricordare quelle giornate particolarmente difficili, quindi lascio a te libertà di esprimerti come meglio credi... Ci sono stati momenti in cui lo sconforto ha avuto il sopravvento? 

Il periodo peggiore, per quanto possa risultare strano, sono stati i giorni che ho dovuto attendere per avere il responso della biopsia.  I medici erano abbastanza tranquilli, si parlava di un fibroma benigno visto che la massa si presentava in una forma anomala per un tumore (solitamente il tumore al seno si presenta con dei piccoli noduli nella zona del seno mentre il mio era una massa estesa dura al tatto). Io sono giovane, non ho casi in famiglia, né entro in nessuna delle fasce a rischio. Sono stati 10 giorni difficili, con attacchi di panico che spesso mi toglievano il respiro e lunghi pianti. Ero preoccupata soprattutto di non poter crescere le mie bimbe che allora avevano 3 e 5 anni, continuavo a ripetere "non se lo meritano, non se lo meritano".
Poi il responso, il peggiore. Era un tumore maligno, in forma aggressiva. Il medico ce l’ha detto così, senza giri di parole. Il tumore aveva occupato il seno sinistro che andava asportato e aveva già formato metastasi. Misurava 10 cm e bisognava agire subito.
Ricordo che c’era mio marito con me. Io ho avuto un cedimento e mentre lui chiedeva tutte le informazioni del caso io mi sentivo come un’automa, vedevo la scena come dall’esterno.
Mio marito mi ha praticamente sorretta fino dall’oncologo che ci ha illustrato la cura. Quella stessa mattina ho fatto tutti gli esami necessari e il pomeriggio sono tornata nello studio dell’oncologo per la prima seduta di Chemioterapia.

3) Io ti ho sempre vista come una persona molto forte, ricordo che in quei giorni eri quasi tu a fare coraggio a noi amiche che eravamo veramente rimaste spiazzate della notizia... Che tipo di persona sei? 

Li la svolta. Come dice mio marito, ho attivato la modalità carro armato e non l’ho più abbandonata. Ricordo che mentre l’infermiera mi iniettava una dose di medicamento ci siamo messe a ridere per una barzelletta.  Ho fatto tutte le cure, chemioterapia, radioterapia, vari interventi e questo nell’arco di 18 mesi circa. Ma la mia vita ê continuata sostanzialmente uguale, solamente scandita dal ritmo delle cure che ho avuto la fortuna di sopportare bene.
Ho continuato a portare le mie bimbe all’asilo, ad occuparmi della casa, ad uscire con gli amici, divertirmi, stare tra la gente, e, quando ero troppo stanca o debole, semplicemente me ne stavo tranquilla a casa circondata dalla mia famiglia.

Che persona sono? questo credo siano gli altri a doverlo dire.
Io posso dirti che pensavo di essere una persona debole. La mia vita fino a quel momento scorreva su binari molto tranquilli.
La malattia mi ha fatto scoprire una nuova me stessa. Mi ha trasformato in una persona migliore. Più forte. Soprattutto mi ha reso consapevole che potrei non avere tutto il tempo per fare quello che mi piace o realizzare i miei sogni. Quindi ora vivo più intensamente, coltivo i miei interessi, mantengo vivi i rapporti di amicizia e soprattutto penso alla mia famiglia.
  
4) Ora per fortuna la tua situazione clinica si è stabilizzata, dopo una lunga lotta contro la malattia, dove hai trovato la forza di combattere così ferocemente? 

La forza l’ho presa senz’altro dalla mia famiglia. Da  mio marito che è stato un compagno eccezionale e non si è mai fatto vedere preoccupato, supportandomi in ogni momento, e dalle mie bambine a cui abbiamo sempre detto la verità. Loro mi davano ogni giorno, ogni sorriso, un motivo valido e una motivazione ancora maggiore per andare avanti. Lottare per loro tre è stata l’unica scelta possibile e farlo col sorriso ci ha permesso di vivere questi mesi non come una condanna ma come una nuova opportunità.



         5) C’è altro che vuoi dire alle donne che ci stanno leggendo? 

Alle donne vorrei dire che i tumori sono maledettamente frequenti. Che solo di tumore al seno viene colpita 1 donna su 10. Che scoprirlo per tempo è l’unica arma di difesa che abbiamo! Quindi consiglio vivamente un autopalpazione del seno sotto la doccia e un controllo per ogni anomalia che troviamo. Stupidamente molte donne si spaventano quando trovano qualcosa e non vanno dal medico per paura di sapere… Non c’ê nulla di più sbagliato.
Le cure si sono molto evolute, sono più sopportabili ed il più delle volte non modificano di molto la qualità di vita della persona. Io non ho mai nascosto la mia malattia. Non ho nulla da vergognarmi e parlarne sempre apertamente mi ha aiutato a vivere questo periodo serenamente.
Ringrazio Monica per questo spazio e spero che possa essere d’aiuto a qualcuno. E vorrei aggiungere che per tutto questo periodo un aiuto speciale sono stati anche i numerosi libri che mi hanno accompagnato alle lunghissime sedute di chemioterapia o nei giorni di degenza all’ospedale. Leggere ed evadere dalla realtà e dai propri pensieri ê una cura che consiglio vivamente nei momenti difficili.


Vi prego di leggere con attenzione le loro parole e di trovare forza e coraggio in quello che queste due donne hanno voluto raccontarci... Mi auguro che la determinazione con cui hanno affrontato le avversità della vita possa aiutare chi si trova nella stessa situazione, al giorno d’oggi crediamo di essere soli nel dover combattere i mali oscuri che ci attanagliano, mentre basta guardarsi attorno per capire che c’è tutto un mondo pronto ad accogliere il nostro dolore e le nostre paure.

Sune ed Anna mi hanno insegnato che bisogna guardare al futuro con coraggio senza mai tirarsi indietro… Auguro loro di poter essere sempre serene e coraggiose come hanno dimostrato fino ad oggi e le ringrazio per le parole che hanno voluto condividere con noi!

Alla prossima
Monica 


Credo che non ci sia altro da aggiungere. Le parole di Sune ed Anna, oltre ad avermi emozionata, mi hanno infuso una grande speranza, e sono davvero di esempio per tutte noi, per farci capire che non siamo sole, MAI, e che con determinazione e forza di volontà si possono vincere le più dure battaglie.
Le ringrazio dal profondo del mio cuore per aver condiviso un pezzetto così intimo ed importante delle loro vite con noi e ringrazio ancora Monica per aver pensato a loro e per aver condotto con grande delicatezza queste interviste, mostrando ancora una volta grande sensibilità e capacità... UNA GRANDE DONNA ANCHE LEI!

Vi ricordo che i blog che partecipano alla rubrica ed in cui potete trovare lo stesso articolo sono, oltre a MikiInThePinkland

- BOOKS LAND 

- STASERA CUCINO IO

- THE PAUPER FASHIONIST

- Mr. Ink: DIARIO DI UNA DIPENDENZA

- FRANCI LETTRICE SOGNATRICE

Per qualsiasi info, per proporre un ritratto, per condividere la rubrica sui vostri blog, potete contattare me o Monica, rispettivamente agli indirizzi:

imaginary82@hotmail.it

moki418@hotmail.it

GRAZIE.


3 commenti:

  1. Mikina grazie per le tue parole, ma soprattutto grazie a Sune e Anna! Sempre più orgogliosa di questo progetto!

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  2. Questo articolo mi è piaciuto moltissimo, capisco benissimo quello che dice la prima donna, Sune, sul volontariato, perché è una cosa che sul serio ti riempie la vita... Grazie per questo articolo!! ^__^

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  3. Ho sentito spesso parlare di Make a wish e trovo sia una splendida iniziativa anche se credo sia riduttivo definirlo in questo modo.

    Ps. C'è un premio per te sul mio blog :)

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