E' notte fonda e ho appena finito di leggere "Forte come l'onda è il mio amore".
Alzarmi dal letto e andare a prendere ciò che mi serve per scrivere è un gesto praticamente automatico.
L'angolo sinistro di questo blocco di fogli è ingiallito e un po' increspato. Probabilmente devo avervi versato del tè o qualcos'altro, e la cosa mi fa sorridere: penso alle pagine distrutte del libro di Dylan Thomas e mi parte un brivido... Che coincidenza.
Non è facile raccogliere le idee e parlare di questo romanzo, così come non è stato facile leggerlo. O almeno non lo è stato per me.
Mi trovo di fronte al foglio ed è come ritrovarmi di fronte ad un'immensa distesa di sabbia bianca. I granelli finissimi riflettono la luce del sole ed è come se brillassero, come tante piccole perle.
Potrei rimanere a fissarle incantata per ore.
Ma poi l'oceano mi lambisce le caviglie e mi riporta alla realtà.
Devo cominciare a scrivere qualcosa...
Mi volto, decisa a fronteggiare l'acqua, ad affrontare le emozioni che questo libro mi ha lasciato e non posso fare a meno di spalancare gli occhi di fronte allo tsunami che mi si presenta davanti e che avanza minaccioso verso di me.
Li serro istintivamente e mi esplodono nella testa le parole di Aruke...
"Non devi mai più chiudere gli occhi.
[..]
Non devi aver paura dell'Oceano.
Non è tuo nemico, neanche quando sembra infuriato e senza pietà.
Non pensare di lottare contro di lui.
Significherebbe morte certa.
Nessuno può vincerlo.
Attraversarlo non significa sfidarlo.
[...]
Impara a conoscerlo, ascoltarlo e assecondarlo:
lui ti concederà di raggiungere tutti i luoghi che vorrai.
Ma dentro di te dovrai avere chiara la tua meta.
O l'Oceano non ti ascolterà."
E allora apro gli occhi e cerco di affrontarla, l'onda di emozioni che avanza, sperando di essere in grado di trasmettervi ciò che questo libro mi ha donato.
SINOSSI: Buttato sulla sabbia, accecato dal fulgore
di un paradiso perduto, le palpebre incollate dal sale.Riapro gli occhi.
La mia mente è vuota: nessun ricordo,
nessuna parola. Una tabula rasa.
Non posso formulare un pensiero. Non so più
distinguere i miei sentimenti, dare ordine
alle mie percezioni. Qualcosa che non conosco
ha annientato la mia vita.
È un sogno a salvarmi: il viso luminoso
di una donna. Impossibile per me riconoscerla,
o ricordare il suo nome. Ma quel sorriso
mi riscuote dall’oblio, diventa l’unica ragione
per sopravvivere e fuggire.
A guidarmi è un libro, trascinato sulla spiaggia
dalla mareggiata di un tifone. Tra le sue pagine
distrutte si è salvata solo una misteriosa poesia.
E sembra parlare di me.
Attraverserò il mondo per sapere chi sei.
Vestirò nuove identità per ritrovarti.
Cavalcherò un’onda paurosa per scoprire cosa
nasconde il suo cono d’ombra: il nostro ultimo
segreto, cancellato dall’amnesia.
E alla fine sapremo solo una cosa, la più grande. Forte come quest’onda che nessuno può
cavalcare fino in fondo.
Cavalcherò un’onda paurosa per scoprire cosa
nasconde il suo cono d’ombra: il nostro ultimo
segreto, cancellato dall’amnesia.
E alla fine sapremo solo una cosa, la più grande. Forte come quest’onda che nessuno può
cavalcare fino in fondo.
Iniziare questo romanzo non è stato facile, nonostante mi fosse stato consigliato da Monica e quindi fossi certa che ne sarebbe valsa la pena.
Ammetto di averlo abbandonato la prima volta, dopo poche pagine, e di essere stata tentata a farlo anche la seconda. Probabilmente perché sono abituata e prediligo storie che prendono forma da subito, che si delineano concretamente. E non è il caso di questo libro.
L'inizio è sfuggente, annebbiato, fumoso. Mi dava fastidio non riuscire a capire se ciò che stavo leggendo fosse "vero" oppure no, eppure volevo andare avanti per fare luce, volevo cercare di capire cosa ci fosse di così bello da far innamorare una lettrice abbastanza esigente come Monica e come tanti altri di cui avevo letto recensioni letteralmente entusiaste, come quella di Michele e di Alessia.
Continuando a leggere, quasi come una rivelazione, ho compreso come ciò che credevo fosse un difetto era in realtà un pregio. L'autore è stato in grado di darmi una sensazione di foschia mentale del tutto simile a quella che potrebbe aver provato il protagonista, privo di ogni suo ricordo, incapace di guardare indietro, con l'unica possibilità di vivere un presente vuoto e rivolgersi ad un futuro privo di speranza, privo di desideri.
Mauke Nuha si ritrova su un'isola sperduta nell'Oceano Pacifico. Vive le sue giornate osservando ciò che lo circonda: l'acqua limpida, il cielo terso, la sabbia bianca, il sole caldo, capace di comprenderne la bellezza, ma incapace di goderne. O almeno questo è ciò che ho provato io. Ho visto con gli occhi di Mauke il cielo, il sole il mare, ma non li ho sentiti e, non so se fosse questo l'intento di Zingoni, trovo che tale sensazione abbia reso in maniera ancora più efficace la condizione in cui versa Mauke.
Lui si trova in quel luogo ma non gli appartiene.
Dalle spiagge dell'isola la narrazione si sposta alla civiltà, seguendo le vicende di Ian, Rachel e Samuel, tre signori sulla sessantina che intraprendono un viaggio, destinazione Taipei, con la valigia piena di speranza. La speranza di ritrovare un figlio scomparso.
Poi un sogno, una visione, un segno, una speranza...
Man mano che Mauke comincia a ritrovare la strada, anche la lettura diventa più semplice e scorrevole. Si comincia a sentire il calore del sole, il profumo del mare, l'odore del vento. Tutto si fa più nitido, reale, concreto.
Il profilarsi di una meta, il concretizzarsi di un obiettivo, il rafforzarsi di una speranza, proprio come aveva detto Aruke.
Forte come l'onda è il mio amore è un viaggio in cui partenza, percorso e destinazione hanno la stessa importanza. Leggendo, si alternano momenti in cui la narrazione è scorrevole e tranquilla, tanto da far tirare un sospiro di sollievo, a momenti in cui si sta con il fiato sospeso, in attesa che accasa qualcosa. E sembra di essere di fronte al grande schermo di un cinema, con gli occhi sgranati ed il cuore in gola, il corpo proteso in avanti sulla poltrona ed i pugni stretti, incitando silenziosamente "dai, dai... eccolo, è lì, proprio lì. Dai che ci sei!"
Mauke/Sebastian/Llywelyn... Demian non è l'unico protagonista della storia. Nonostante la narrazione segua le sue vicende, narrandole in prima persona, il romanzo può essere tranquillamente definito corale e la cosa che mi ha davvero stupita è il modo magistrale in cui Zingoni delinea perfettamente ogni singolo personaggio, anche quelli marginali e che incontriamo brevemente e per caso. In poche parole ci svela tutto della loro storia, ci mostra la loro anima e li rende tasselli fondamentali del mosaico. Horu, Aruke, Ian, Samuel, Balthasar, Gigi e tutti gli altri, ognuno di loro è importante per Demian, per ricordare, per capire, per affrontare il viaggio alla ricerca di lei...
Lei, che è sempre presente, filo conduttore di una storia che si snoda tra ricerca, ritrovamento e perdita, in un susseguirsi frustrante di delusioni ed esaltante di indizi.
Arrivare e ripartire, ricordare e voler dimenticare.
Tra i ricordi che affiorano e, spesso, lo annegano, Demian vorrebbe perdersi di nuovo, quando comincia a comprendere la portata della sua impresa, le troppe possibilità di fallire, di non riuscire a trovarla.
Se il viaggio è il comune denominatore delle storie narrate, in tutte le sue sfaccettature, in tutti i significati (incluso il bad trip), il nome è la parola d'ordine, e scrivere ciò proprio oggi,la notte il giorno del mio onomastico (sono atea ma molto legata al mio nome e per questo contenta di "celebrarlo") assume un valore ancora più grande. Nel nome c'è scritta la nostra storia, è l'aggancio con la vita vissuta, un faro che illumina la strada del ritorno, qualora la si smarrisse. Demian Sideheart è il titolo con cui il romanzo è stato pubblicato la prima volta, titolo che, personalmente, preferisco.
Una storia sulla potenza dell'amore e la forza di volontà, scritta in maniera quasi perfetta in un'alternanza di prosa e poesia che non stanca mai.
Un primo, e spero non unico, romanzo in cui quasi non si percepisce l'immaturità dell'autore, che riesce a mantenere viva l'attenzione del lettore, conducendolo per mano attraverso tempi e luoghi diversi.
Una delizia per gli occhi, perché leggendo sembra quasi di vedere, per le orecchie, perché ugualmente sembra di sentire, per la mente, grazie alle tante perle di saggezza che se ne possono trarre e per il cuore, colmato da una così grande varietà di sentimenti spesso contrastanti, ma tutti ugualmente intensi.
Le uniche perplessità che mi sento di esprimere riguardano i capitoli dedicati ai ricordi adolescenziali di Demian e non perché non mi siano piaciuti, ma perché sono arrivati improvvisamente e non ero adeguatamente preparata ad un distacco simile. Si tratta comunque di parti scorrevoli e godibili, che piano piano si integrano con la storia e ne fanno indissolubilmente parte. L'altra riguarda alcuni espedienti che, a mio avviso, risolvono troppo banalmente la situazione e abbassano, seppur momentaneamente, il livello della narrazione.
Sul finale non mi esprimo. Sono pur sempre una persona romantica, e non nel senso tragico del termine...
Non credo di essere riuscita a descrivere adeguatamente la portata del romanzo, probabilmente avrei dovuto far passare del tempo, avrei dovuto digerirlo prima di parlarne, ma non ho voluto aspettare. Il percorso che ho fatto leggendolo è troppo personale, troppo intimo perché io possa parlarne facendovi capire cosa realmente mi ha lasciato. Ma ci ho provato, sperando di avervi fatto nascere almeno un po' di curiosità.
Vi consiglio questo libro se avete voglia di intraprendere un viaggio difficile che vi lascerà, al termine, stanchi, appagati e sicuramente più ricchi. Probabilmente riuscirà a farvi apprezzare di più i legami, di qualsiasi natura essi siano, vi farà dare un'importanza diversa alle parole, che sono potenti e, purtroppo, soprattutto ultimamente, vengono pronunciate senza comprenderne il reale valore.
Mauke Nuha si ritrova su un'isola sperduta nell'Oceano Pacifico. Vive le sue giornate osservando ciò che lo circonda: l'acqua limpida, il cielo terso, la sabbia bianca, il sole caldo, capace di comprenderne la bellezza, ma incapace di goderne. O almeno questo è ciò che ho provato io. Ho visto con gli occhi di Mauke il cielo, il sole il mare, ma non li ho sentiti e, non so se fosse questo l'intento di Zingoni, trovo che tale sensazione abbia reso in maniera ancora più efficace la condizione in cui versa Mauke.
Lui si trova in quel luogo ma non gli appartiene.
Dalle spiagge dell'isola la narrazione si sposta alla civiltà, seguendo le vicende di Ian, Rachel e Samuel, tre signori sulla sessantina che intraprendono un viaggio, destinazione Taipei, con la valigia piena di speranza. La speranza di ritrovare un figlio scomparso.
Poi un sogno, una visione, un segno, una speranza...
Man mano che Mauke comincia a ritrovare la strada, anche la lettura diventa più semplice e scorrevole. Si comincia a sentire il calore del sole, il profumo del mare, l'odore del vento. Tutto si fa più nitido, reale, concreto.
Il profilarsi di una meta, il concretizzarsi di un obiettivo, il rafforzarsi di una speranza, proprio come aveva detto Aruke.
Forte come l'onda è il mio amore è un viaggio in cui partenza, percorso e destinazione hanno la stessa importanza. Leggendo, si alternano momenti in cui la narrazione è scorrevole e tranquilla, tanto da far tirare un sospiro di sollievo, a momenti in cui si sta con il fiato sospeso, in attesa che accasa qualcosa. E sembra di essere di fronte al grande schermo di un cinema, con gli occhi sgranati ed il cuore in gola, il corpo proteso in avanti sulla poltrona ed i pugni stretti, incitando silenziosamente "dai, dai... eccolo, è lì, proprio lì. Dai che ci sei!"
Mauke/Sebastian/Llywelyn... Demian non è l'unico protagonista della storia. Nonostante la narrazione segua le sue vicende, narrandole in prima persona, il romanzo può essere tranquillamente definito corale e la cosa che mi ha davvero stupita è il modo magistrale in cui Zingoni delinea perfettamente ogni singolo personaggio, anche quelli marginali e che incontriamo brevemente e per caso. In poche parole ci svela tutto della loro storia, ci mostra la loro anima e li rende tasselli fondamentali del mosaico. Horu, Aruke, Ian, Samuel, Balthasar, Gigi e tutti gli altri, ognuno di loro è importante per Demian, per ricordare, per capire, per affrontare il viaggio alla ricerca di lei...
Lei, che è sempre presente, filo conduttore di una storia che si snoda tra ricerca, ritrovamento e perdita, in un susseguirsi frustrante di delusioni ed esaltante di indizi.
Arrivare e ripartire, ricordare e voler dimenticare.
Tra i ricordi che affiorano e, spesso, lo annegano, Demian vorrebbe perdersi di nuovo, quando comincia a comprendere la portata della sua impresa, le troppe possibilità di fallire, di non riuscire a trovarla.
Se il viaggio è il comune denominatore delle storie narrate, in tutte le sue sfaccettature, in tutti i significati (incluso il bad trip), il nome è la parola d'ordine, e scrivere ciò proprio oggi,
Una storia sulla potenza dell'amore e la forza di volontà, scritta in maniera quasi perfetta in un'alternanza di prosa e poesia che non stanca mai.
Un primo, e spero non unico, romanzo in cui quasi non si percepisce l'immaturità dell'autore, che riesce a mantenere viva l'attenzione del lettore, conducendolo per mano attraverso tempi e luoghi diversi.
Una delizia per gli occhi, perché leggendo sembra quasi di vedere, per le orecchie, perché ugualmente sembra di sentire, per la mente, grazie alle tante perle di saggezza che se ne possono trarre e per il cuore, colmato da una così grande varietà di sentimenti spesso contrastanti, ma tutti ugualmente intensi.
Le uniche perplessità che mi sento di esprimere riguardano i capitoli dedicati ai ricordi adolescenziali di Demian e non perché non mi siano piaciuti, ma perché sono arrivati improvvisamente e non ero adeguatamente preparata ad un distacco simile. Si tratta comunque di parti scorrevoli e godibili, che piano piano si integrano con la storia e ne fanno indissolubilmente parte. L'altra riguarda alcuni espedienti che, a mio avviso, risolvono troppo banalmente la situazione e abbassano, seppur momentaneamente, il livello della narrazione.
Sul finale non mi esprimo. Sono pur sempre una persona romantica, e non nel senso tragico del termine...
Non credo di essere riuscita a descrivere adeguatamente la portata del romanzo, probabilmente avrei dovuto far passare del tempo, avrei dovuto digerirlo prima di parlarne, ma non ho voluto aspettare. Il percorso che ho fatto leggendolo è troppo personale, troppo intimo perché io possa parlarne facendovi capire cosa realmente mi ha lasciato. Ma ci ho provato, sperando di avervi fatto nascere almeno un po' di curiosità.
Vi consiglio questo libro se avete voglia di intraprendere un viaggio difficile che vi lascerà, al termine, stanchi, appagati e sicuramente più ricchi. Probabilmente riuscirà a farvi apprezzare di più i legami, di qualsiasi natura essi siano, vi farà dare un'importanza diversa alle parole, che sono potenti e, purtroppo, soprattutto ultimamente, vengono pronunciate senza comprenderne il reale valore.
"Sai - mi dici - ogni cosa che faccio, la faccio immaginando che tu mi stia guardando. Ogni pensiero che mi attraversa lo ripeto ad alta voce, credendo che così tu lo possa sentire. Parlo da solo e credo di farlo con te. Ti descrivo ciò che vedo, ti racconto quello che provo.
So che tu mi vedi, che tu mi ascolti sempre."
VOTO: 4,5/5
Se volete sapere di più di questo libro e del suo autore, vi consiglio di leggere il blogtour organizzato dai tre blog che ho citato ad inizio post
Alla prossima
Miki, mi hai fatto venire voglia di leggerlo!
RispondiEliminaSOno felice che tu non l'abbia abbandonato di nuovo, che ti sia lasciata trasportare da questo romanzo e dalla sua forza. Io l'ho amato tanto, e lo sai, se posso darti un consiglio.. parlane direttamente con l'autore su FB lo trovi sempre disponibile!
RispondiEliminaMi hai atto fare un tuffo in un mare di emozioni! Molto belle le tue recensioni di libri, e con questa mi hai proprio incuriosita ;)
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